I primi figli dell’Eterologa dagli ovuli di una studentessa

Corriere della sera
Margherita De Bac

La gioia di essere insperatamente mamma, dopo averlo desiderato da sempre e aver temuto di non diventarlo mai, risplende negli occhi di una donna romana di 47 anni. Ha partorito la scorsa settimana due gemelli. Figli dell’eterologa.

I primi nati in Italia con la tecnica proibita dal 2005 – oggi è l’undicesimo anniversario della legge – e sdoganata a giugno con la pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale: il divieto dichiarato illegittimo.

Con due fiocchi dai colori tenui appesi alla porta di una stanza d’ospedale è cominciato il nuovo corso di una «cura» antisterilità praticata nella maggior parte dei Paesi europei. È festa all’Alma Res, il centro di procreazione medicalmente assistita diretto dal ginecologo Pasquale Bilotta dove si sono svolte tutte le fasi di questo successo.

Un’eterologa made in Italy al cento per cento, niente gameti importati dall’estero. La coppia di genitori ha ricevuto gli ovociti di una giovane ventiduenne, studentessa di architettura, in cambio un rimborso spese di alcune centinaia di euro calcolato sulla base dei giorni di lavoro perduti: «Non l’ho fatto per soldi. Per esperienza familiare, conosco il dolóre di chi non può avere bambini. Volevo dare il sangue poi mi hanno parlato di questa possibilità. E ho pensato alle lacrime di una persona a me cara», racconta Alessandra (non è il suo vero nome) in un’intervista pubblicata il 3 dicembre da 27esimaora.corriere.it.

Elena (nome di fantasia dato dalla 27esimaora il 9 novembre), la mamma dei gemellini, non si è posta troppe domande: «La mia gravidanza è stata un dono stupendo. All’inizio mi chiedevo, è giusto aver accettato gli ovociti di un’altra? Poi scendeva in campo l’altra me che mi spingeva a non ragionarci troppo. Una vocina dentro mi diceva, ti è arrivato dal cielo questo regalo, goditelo. Quando alla prima ecografia ho sentito i cuoricini battere ho pensato solo al futuro».

Nella squadra di Bilotta, due specialisti chiave, l’embriologo Luigi Muzii e la ginecologa Talia Capozzo. Elena aveva alle spalle 15 anni di infertilità causata da endometriosi, malattia che danneggia a volte irrimediabilmente le ovaie. Sono state rispettate le sue caratteristiche, colore degli occhi, capelli, corporatura, carnagione come suggeriscono le linee guida internazionali.

Il parto è avvenuto con taglio cesareo alla 36esima settimana di gravidanza, prima del tempo. La nuova famigliola gode di ottima salute. Felicità alle stelle. Altre nascite, ottenute con un diverso incastro di donazione (egg sharing, dove i gameti provengono da donne in trattamento per problemi di sterilità non legati alla disponibilità di uova) sono attese nelle prossime settimane.

Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni, si augura: «Non vorremmo che l`ottima notizia restasse un caso isolato. A luglio con la coppia abbiamo condiviso la gioia dei primi test di gravidanza. Nei centri mancano donatori di gameti. Il ministero della Salute dovrebbe intervenire con campagne di informazione incisive per favorire l’eterologa negli ospedali».

Bilotta trae una conclusione scientifica: «Per avere risultati bisogna utilizzare materiale biologico fresco, prelevato all’istante e subito trasferito nell’utero femminile, dunque il congelamento riduce le percentuali di riuscita. Le donatrici giovani sono necessarie e occorre creare una cultura favorevole a questo atto di altruismo».

E a proposito delle ricompense alle volontarie, vietate in Italia: «Va garantito un rimborso spese proporzionato all’impegno fisico. La ragazza è venuta in clinica cinque volte. Era molto determinata. Non credo che la gratuità completa sia giusta. Non è un semplice prelievo di sangue».

Un’amica di Alessandra si è infatti tirata indietro, spaventata dalla prospettiva di almeno una decina di punture a base di gonadotropine, il farmaco che stimola la produzione di ovociti, e dell’anestesia durante il prelievo.

La mamma biologica immaginerà la somiglianza: «I bambini avranno il mio naso, la mia bocca? Non vorrei mai conoscerli. Preferisco sognarli assieme a una mamma amorevole e sperare che abbiano una vita serena».