I medici stressati dai turni lunghi. La Commissione Ue contro l’Italia

Corriere della Sera
Francesco Di Frischia

ROMA – I medici in Italia lavorano troppo. A lamentarsi non sono i sindacati, ma l’accusa è lanciata dalla Commissione europea che ha deciso di deferire il nostro Paese alla Corte di Giustizia dell’Ue appunto per non aver applicato correttamente la direttiva sull’orario di lavoro ai camici bianchi operanti nel servizio sanitario pubblico.

Secondo l’istituzione comunitaria la normativa nazionale priva gli specialisti del loro diritto a un limite nell’orario lavorativo settimanale e a un minimo di periodi di riposo giornalieri. La direttiva prevede, in particolare, il limite di 48 ore per l’orario lavorativo settimanale medio e il diritto a periodi minimi giornalieri di riposo di ii ore consecutive. Secondo le norme italiane, però, tali limiti non si applicano ai «dirigenti» operanti nel Servizio sanitario nazionale. Una anomalia per la quale la Commissione Ue ha inviato nel maggio 2013 all’Italia un parere motivato in cui si chiedeva di adottare le misure necessarie per assicurare che la legislazione nazionale ottem – perasse alle regole già applicate nel resto dei Paesi membri. Ieri, infine, è arrivato il deferimento alla Corte Ue.

Soddisfazione dalle associazioni dei medici e dai sindacati, che denunciano come il mancato rispetto dei limiti degli orari di lavoro «sia in vari casi dovuto alla carenza di personale», che obbliga i medici ad «allungare i turni, . II problema è che questa non è una questione «formale, poiché in gioco è la sicurezza stessa dei pazienti», rileva il presidente del Collegio italiano dei chirurghi, Nicola Surico: «Medici e chirurghi spesso sono costretti a prolungare il proprio orario perché manca il personale, ma è ovvio che così aumenta il rischio degli specialisti di incorrere in errori». Un rischio confermato pure da Costantino Troise, segretario del maggiore sindacato dei medici dirigenti, l’Anaao-Assomed: «Le statistiche dimostrano che la maggior parte degli errori medici avviene proprio al cambio turni o a fine turno — rivela il sindacalista —. II che vuol dire che il periodo di riposo, per l’attività specifica del medico, non è indifferente ai fini della sicurezza». E stato fatto dunque «un abuso — commenta Troise — escludendo i nostri medici dirigenti dall’applicazione della diretti-va». Quindi un annuncio: «Stiamo valutando un mega ricorso per gli eventuali danni subiti dai medici». Per Massimo Cozza, segretario della FpCgil Medici, «è imbarazzante dover aspettare che sia la Corte di Giustizia Ue a difendere il diritto anche per i medici italiani al limite di 48 ore per l’orario lavorativo».

Ad esempio «un medico del pronto soccorso, in quanto dirigente, non ha forse diritto ai riposi? — domanda polemicamente Cozza —. E impensabile che siano i turni massacranti di medici e operatori a sopperire alle mancanze del sistema». Per questo il sindacalista si chiede: «Vi fareste operare da un chirurgo stanco?». Parole condivise da Roberto Lala, presidente dell’Ordine dei medici di Roma (che ne vanta 41 mila) che ammette: «Non sono sorpreso: anzi. Sono grato all’Ue che ci viene in soccorso. Siamo trattati come dei “paria”, siamo quasi ai lavori forzati». ll sovraccarico di straordinari e la carenza di organici «li abbiamo segnalati tante volte anche noi, ma sempre inutilmente — ricorda Lala-. I risparmi, purtroppo, le Regioni li fanno sulle spalle dei lavoratori. Sono molto preoccupato per gli enormi rischi professionali e la carente copertura assicurativa». D ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, sull’obbligo dei tempi di riposo per i medici aveva notato: «Noi siamo in infrazione europea», ma «se applicassimo la direttiva Ue dovremmo chiudere i pronto soccorso». Amara era stata la conclusione del ministro: «In questo momento ci sono lavoratori pubblici che fanno grandissimi sacrifici. D sistema si regge grazie a una grande responsabilità da parte di tutti».