I giudici autorizzano la morte di Eulana

di Sandro Forte
ROMA. Dopo sei sentenze contrarie alla fine un giudice ha accolto il ricorso del padre di Eluana Englaro, in qualità di tutore, teso ad interrompere il trattamento di idratazione ed alimentazione forzato che da sedici anni tiene in vita la figlia. Eluana, a causa di un incidente stradale, è in stato vegetativo permanente dal 18 gennaio 1992 e dal ‘99 il padre Beppino Englaro chiede la sospensione del trattamento, che ora è stata autorizzata dalla prima sezione civile della Corte d’Appello di Milano (composta da Filippo Lamanna, Giuseppe Patrone e Paolo Negri Della Torre), il cui compito è stato indubbiamente facilitato dalle indicazioni della Cassazione nella sentenza di rinvio della causa lo scorso 16 ottobre. «Ha vinto lo Stato di diritto – è stato il primo commento del padre – Ora andrò avanti per la strada che mi hanno indicato i giudici. Ma la vicenda deve rientrare in una dimensione privata della famiglia».
Il provvedimento è immediatamente efficace e può essere attuato: spetterà però alla sensibilità del tutore di Eluana, cioè il padre, e del curatore speciale attendere il termine di legge – 60 giorni – per l’eventuale impugnazione in Cassazione da parte della Procura generale. Il caso è comunque divenuto politico: contro la decisione dei giudici si sono schierati tutti gli ambienti cattolici e il centrodestra (salvo qualche eccezione); a favore il centrosinistra e i radicali. Secondo monsignor Rino Fisichella, neopresidente della Pontificia accademia per la vita, la decisione giustifica «di fatto una azione di eutanasia». Certo – ha aggiunto il vescovo teologo – una sentenza del genere incide sul dibattito del testamento biologico, compromette la ricerca di «soluzioni condivise» e rischia di alimentare «tensioni socialì». Un «preoccupante parallelismo» con il caso di Terry Schiavo per il sottosegretario al Welfare con delega alla Salute, Eugenia Roccella: il decreto sul caso Englaro ricorda molto da vicino il provvedimento con cui, nel 2005, negli Stati Uniti le autorità giudiziarie decisero la rimozione dei tubi per l’alimentazione artificiale. «Penso – ha detto Roccella – che questa possibilità derivi dalla sentenza della Cassazione che ha stabilito criteri sorprendenti e inquietanti». Vale a dire – ha precisato – che «si può decidere di interrompere una vita umana sulla base della ricostruzione di una volontà presunta, desunta da dichiarazioni generiche, legate a carattere e stile di vita». «I due provvedimenti giudiziari, prima della Cassazione e poi della Corte d’Appello di Milano ha commentato Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno – determinano una lesione inaccettabile dei principi posti a tutela della vita umana. Nel doveroso rispetto per lo strazio che ha colpito i congiunti di Eluana c’è da essere sgomenti di fronte alla prospettiva che sia sospesa la somministrazione degli alimenti a una persona in stato di incoscienza, determinandone così volontariamente la morte». Secondo il sottosegretario «nella vicenda di Eluana Englaro sono stati scavalcati i limiti che in passato gli stessi sostenitori dell’eutanasia». «Rilevante e giusta», invece, la decisione dei giudici di Milano, per Ignazio Marino, medico e capogruppo del Pd in commissione Sanità al Senato: «Il padre di Eluana ha lottato per sedici anni contro tutto e contro tutti per rispettare le volontà della figlia, che finalmente saranno accolte».
Tornando alla sentenza, perla Corte d’Appello è stato «inevitabile» giungere alla decisione di autorizzare lo stop del trattamento di alimentazione a Eluana Englaro, «accertati la straordinaria durata del suo stato vegetativo permanente, l’altrettanto straordinaria tensione del suo carattere verso la libertà e la sua visione della vita». La Corte d’Appello ha inoltre espressamente «escluso» sia che la scelta del tutore, nonché padre di Eluana, «sia stata espressione di un suo personale giudizio sulla qualità della vita» della figlia anziché di quest’ultima, e sia che vi siano stati altri «fini o interessi se non quello di rispettare la volontà» della ragazza. Una conclusione cui ì magistrati sono giunti, facendosi forti anche della valutazione del curatore speciale di Eluana Englaro, l’avvocato Franca Alessio, nominata proprio «per controllare la mancanza di interessi egoistici del tutore in potenziale conflitto con quelli di Eluana».