I disabili e il lavoro

Il Messaggero
On. Ileana Argentin

Lettera a Virman Cusenza, Direttore de “Il Messaggero”, dall’On. Ileana Argentin

Caro direttore,

 è un dovere per me, a nome delle cittadine e dei cittadini con disabilità che mi hanno eletta, esprimere un forte disappunto per la misura prevista nello “Schema di Decreto Legislativo recante disposizioni di razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese e altre disposizioni in materia dí rapporto di lavoro e pari opportunità, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n.183” che elimina l`obbligo della chiamata numerica per i datori di lavoro che intendano assumere persone disabili.

Più nel dettaglio, l`articolo 6 del decreto modifica l`art. 7 della legge 68/99, nel quale il legislatore ha previsto una percentuale del 60% per la chiamata nominativa e del 40% per quella numerica, ossia una mediazione soddisfacente tra gli interessi e i bisogni delle imprese e dei lavoratori.

Così come riformulato, il testo della norma risulta in contrasto con lo spirito e la ratio della legge 68, dal momento che svuota di significato e valore il modello di “inserimento mirato” e rende arbitrario il collocamento delle persone con disabilità, penalizzando, senza dubbio, quelle con disabilità grave.

A questo punto non si può non rimandare agli arti. 3 e 4 della Costituzione, dai quali si evince che: a) il lavoro è un diritto di tutti i cittadini; b) è compito dello Stato rimuovere – non frapporre – gli ostacoli all`uguaglianza e alla libertà dei suoi cittadini. Lo Stato non può rendere la vista a chi non ce l`ha o riparare le cellule nervose danneggiate. Però potrebbe – anzi dovrebbe – mettere in opera ogni accorgimento atto a limitare al minimo questa fonte di disuguaglianza; c) tutti i cittadini hanno il dovere di contribuire allo sviluppo della società, secondo le proprie possibilità.

La chiave è proprio in quella parola: tutti. Non solo quelli che possono vantare una “sana e robusta costituzione”, ma anche i cittadini affetti da qualche disabilità, anche grave. Voglio credere che il nostro Parlamento sarà in grado di riflettere e accogliere le richieste dei più fragili, e, dunque, l`unica soluzione auspicabile è la soppressione dell`art. 6, rimandando gli inserimenti all`art. 7 della legge 68/99, presa a modello da vari Paesi, tra cui Germania e Francia.