Francia, film sull’eutanasia riapre dibattito su legge. Hollande dispone inchiesta

Il Fatto Quotidiano
Leonardo Martinelli

Un film sulla “dolce morte” ha contribuito a riportare l’attenzione dell’opinione pubblica francese sull’eutanasia. Si intitola “Quelques heures de printemps” il lungometraggio di Stéphane Brizé, uscito nelle sale pochi giorni dopo che anche “Bella addormentata” di Marco Bellocchio aveva fatto la sua apparizione sui grandi schermi italiani. Ebbene, è stato subito un successo: “Qualche ora di primavera” è la storia molto delicata ma per niente sentimentalista di un cinquantenne, reduce da anni di prigione, e di sua madre, che parte per la Svizzera, per sottoporsi a un “suicidio assistito“, per il momento vietato in Francia. Il film arriva in una fase politicamente importante a Parigi per questo scottante tema. Il presidente François Hollande ha domandato al professor Didier Sicard, presidente del Comitato nazionale consultivo di etica, di portare avanti un’inchiesta sulla “fine della vita”, con incontri in tutta la Francia, che si dovrà chiudere a dicembre: per dare indicazioni precise al Governo in vista di una modifica della legge sull’eutanasia del 2005. L’obiettivo è uno solo: renderla più facile.

In questa battaglia il Presidente socialista sa che la maggioranza dei francesi è dalla sua parte. Un sondaggio, condotto dall’istituto Ifop e pubblicato giovedì nel settimanale Pèlerin Magazine, indica che l’86% della popolazione è favorevole “a una legalizzazione completa dell’eutanasia”. Tra i non religiosi la quota sale al 94%. Ma addirittura fra i cattolici praticanti è la maggioranza (59%) a pensarla allo stesso modo. Un francese su due, invece, ritiene che la normativa attuale non permetta “sufficientemente di attenuare le sofferenze psicologiche o morali dei malati”. Ma quali sono, appunto, le regole in vigore? Si tratta della cosiddetta legge Leonetti, dal nome del medico e deputato dell’Ump, il partito di centro-destra, che ne fu il fautore. Il testo già autorizza, entro certi limiti, l’eutanasia passiva. I malati, degenti di un ospedale, hanno il diritto di rifiutare le cure proposte e, quindi, un eventuale accanimento terapeutico. E’ vietata invece l’eutanasia attiva, quando l’interruzione della vita avviene mediante un atto volontario e l’intervento del medico. Va detto che, negli ultimi anni, la giustizia francese ha proceduto solo a condanne simboliche per casi di eutanasia attiva.

Durante la campagna delle presidenziali, Hollande non si era dimenticato della questione. Nella proposta-promessa numero 21 della sua lunga lista, l’allora candidato si impegnava affinché “qualsiasi persona maggiorenne in stato avanzato o terminale di una malattia incurabile, che provochi una sofferenza fisica o psichica insopportabile, possa chiedere, a condizioni precise, di beneficiare di un’assistenza medica per terminare la sua vita nella dignità”. Marisol Touraine, che era la sua consigliera per i temi sociali e di salute (poi diventata ministro della Sanità), dichiaro’ : “La legge Leonetti permette di lasciarsi morire. Oggi, invece, dobbiamo permettere l’aiuto a morire”. In questo contesto negli ultimi giorni è intervenuto addirittura Jean Leonetti, deputato ora all’opposizione, ormai pronto a qualche apertura ulteriore rispetto alla sua legge : “In Francia – ha sottolineato – la rianimazione è effettuata sistematicamente. Ma non credo sia responsabile, ad esempio, ridare a sua madre un bambino che ha subito tali lesioni da poter vivere solo in stato vegetativo. In questo caso dobbiamo prevedere la possibilità di un uso massiccio e terminale di sedativi, che in effetti si pone ai limiti dell’eutanasia”. Insomma, anche il centro-destra sembra pronto a cedere su diversi punti.

Resta da vedere fino a dove. E se il professor Sicard, al lavoro da poche settimane con un gruppo di esperti, consiglierà a Hollande e al Governo (sulla base delle sue indicazioni sarà proposta una nuova legge) di arrivare fino alla legalizzazione del suicidio assistito. E’ il tema del film “Quelques heures de printemps”, nella sale dal 19 settembre, un inaspettato successo di pubblico. Una delle particolarità della storia è che i protagonisti, un camionista (interpretato da Vincent Lindon), e l’anziana madre sono persone molto semplici, non intellettuali della “gauche caviar” parigina. Non si ritrovano lì a condurre interminabili discussioni filosofiche sulla questione, ma la vivono in maniera diretta, cruda, spontanea. Hollande ha voluto vedere il film. Circondato da pochissime persone, una domenica pomeriggio, nella saletta privata dell’Eliseo.