“Fondi della ricerca per under 40 e Sud”

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Bando Prin 2017

“I 400 milioni per la scienza italiana arriveranno il 20 dicembre”. Valeria Fedeli, ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, rompe gli indugi e comunica la data di pubblicazione del Bando Prin 2017 . E risponde così alle attese della comunità accademica e scientifica che, dopo l’annuncio (prima a maggio poi in settembre al Forum di Cernobbio), si interrogava sulla sorte del cospicuo tesoretto promesso: 400 milioni di euro, di cui 250 provenienti da fondi accantonati dall’Istituto italiano di tecnologia.

Signora ministra, 391 milioni (9 serviranno alla gestione del bando) sono una cifra che non si vedeva da vent’anni. Ma il bando Prin è lo strumento migliore per distribuirli?

«Su questo mi sembra siano tutti d’accordo».

In realtà, il presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare Fernando Ferroni ha espresso non poche perplessità: la formula del Prin alimenterebbe cordate guidate dai soliti baroni, con decine di ricercatori a spartirsi 1,2 milioni di euro in tre anni. Non è l’ennesimo finanziamento a pioggia?

«Assolutamente no. Sono soldi che vanno a sommarsi ad altri finanziamenti, non sono mica gli unici. II Prin da 391 milioni è una spinta in più alla ricerca pubblica, che favorisce la collaborazione tra gruppi diversi».

Non teme dunque l’effetto cordata?

«No, le cordate si tagliano con la trasparenza e la meritocrazia».

Il bando prevede capi progetto con contratti a tempo indeterminato e non meno di quattro anni di servizio davanti. Non proprio dei talenti emergenti.

«Non sarebbe giusto escludere i senior ed è opportuno che il coordinatore non vada in pensione prima che il progetto triennale sia concluso. Dopodiché il bando prevede linee di intervento riservate alle aree del Mezzogiorno e ai ricercatori under 40. Ci sarà una prevalutazione che terrà conto di questi fattori, poi una seconda selezione, affidata a esperti internazionali, che giudicherà la valenza scientifica dei singoli progetti».

Quest’anno il grosso dei soldi è arrivato dal “tesoretto” dell’Iit. E nel 2018 dove li prenderete?

«C’è la ripresa economica e 400 milioni per la ricerca si possono trovare. Dovrebbe diventare un tema della prossima campagna elettorale.

L’Italia non solo fa fuggire i suoi cervelli ma non ne attira di stranieri. I 400 milioni forse si potevano usare in questa direzione.

«Abbiamo altre iniziative in programma: è previsto per gennaio un decreto ministeriale con il quale fisseremo per il 15 aprile di ogni anno (nell’anniversario della nascita di Leonardo da Vinci) la Giornata internazionale dei ricercatori italiani. Dobbiamo far sentire i nostri scienziati all’estero parte di una comunità nazionale. Ed è in preparazione un bando da 10 milioni di euro per creare le condizioni affinché anche le nostre università e i nostri atenei diventino attrattivi per chi è fuori dall’Italia».

A proposito di bandi, molti ricercatori si lamentano dei fondi Ffabr che prevedono per i vincitori un contributo di 3000 euro pro capite. La definiscono una mancia e pochissimi ne hanno fatto richiesta.  Che senso ha un fondo del genere?

«È vero, sembra una mancia e ci vorrebbe una razionalizzazione della spesa. Ma mi permetto di dire che anche università di ricerca dovrebbero tenere insieme e utilizzare al meglio le diverse fonti di finanziamento».

Che fine hanno fatto le Cattedre Natta per il rientro di 500 super professori?

«Il mio Ministero ha lavorato al progetto e lo ha consegnato la primavera scorsa a Palazzo Chigi. Credo lo stiano valutando».

Capitolo precari: come ha scritto Repubblica lo è un ricercatore italiano su tre. È di qualche giorno fa il passaggio al Senato di una norma che stanzia 60 milioni per l’assunzione di 2000 di loro entro il 2019. Ci sono davvero i soldi?

«I soldi sono veri e gli assunti possono essere anche di più, se gli enti di ricerca si prendono la responsabilità del cofinanziamento. E qui torniamo ai bandi: chi è capace di fare programmazione e recuperare così i fondi con cui cofinanziare le assunzioni dei precari».

Cosa pensa delle vicende che hanno travolto il Consiglio nazionale delle ricerche, il cui direttore generale Massimiliano Di Bitetto si è dimesso perché indagato per peculato? Secondo l’accusa milioni di euro di fondi destinati alla scienza sono stati usati per fini privati.

«Voglio che sia fatta chiarezza. ll Cnr è autonomo e noi siamo solo ministero vigilante, ma esiste la moral suasion. Il 21 dicembre insieme a Raffaele Cantone, dell’Autorità anticorruzione, presenteremo le linee guida perché anche nella ricerca  si rispettino trasparenza e legalità».

Ma è una scelta trasparente mettere a capo dell’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario, un professore, Paolo Miccoli, accusato di aver copiato?

«Ho scoperto in questi giorni una vicenda del 2016 che io non ho gestito: comunque tutti gli atti di fronte alle Commissioni parlamentari e la firma del Presidente della Repubblica sono avvenuti nella massima trasparenza».

Clicca QUI per rileggere il comunicato stampa: “Ministra Fedeli mantine impegno per finanziare la ricerca di base: decisione senza precedenti in Italia”, a firma di Filomena Gallo e Michele De Luca (rispettivamente Segretario e co- Presidente dell’Associazione Luca Coscioni)

Clicca QUI per leggere e sottoscrivere l’appello “Per decuplicare i fondi alla ricerca di base” (l’appello di scienziati e accademici per portare a 400 mln di euro l’anno i PRIN)