Fini si schiera con Napolitano “Ampiamente motivato il suo invito”

Francesco Bei

Roma – Il primo a schierarsi a difesa delle prerogative del presidente della Repubblica è Gianfranco Fini, che marca ancora una volta la sintonia con il Quirinale. E dunque il presidente della Camera, che aveva già definito due giorni fa «un grave errore» l’ipotesi del decreto, in una nota ufficiale esprime la sua «forte preoccupazione» per il fatto che il governo «non abbia accolto l’invito del capo dello Stato a evitare un contrasto formale in materia di decretazione d’urgenza». Un invito, sottolinea ancora Finis posando in toto la tesi di Napolitano, «ampiamente motivato sotto il profilo costituzionale».

Una presa di posizione netta, destinata a creare qualche problema con i ministri di An al governo, che su quel decreto hanno messo la faccia e l’hanno votato in Consiglio dei ministri. Ed è proprio Ignazio La Russa, reggente di An, a dar voce a questo imbarazzo, facendo notare che «Fini ha espresso una posizione diversa ma non era in , Consiglio dei ministri a dover votare in un modo o nell’altro e a dover dare una valenza politica alla questione su a chi spetti la decisione riguardo alla necessità e all’urgenza. Decisione che spetta al governo». Insomma, ormai da una parte sta Fini e dall’altra – con Berlusconi – si attestano La Russa, Matteoli, Meloni e Ronchi. Negli ultimi giorni c’è stato un serrato confronto a porte chiuse tra il leader di An e i suoi (che cercavano invano di convincerlo della necessità del decreto). Ma a tutti il presidente della Camera rispondeva: «Voi decidete in coscienza, ma io la penso diversamente». Dalla maggioranza, contro il decreto, si alzano solo sparute voci di resistenti liberali. Come Benedetto Della Vedova, che si dichiara «interdetto» e certifica la «deriva clericale del Popolo delle Libertà». O il segretario repubblicano, Francesco Nucara, che definisce «una scelta gravissima» quella dello scontro con il Quirinale. Le opposizioni invece si schierano compatte con Napolitano. Persino l’Udc, che nel merito condivide la forzatura del decreto "salva-Eluana" (del resto erano stati proprio i centristi ad invocarlo per primi), con Pier Ferdinando Casini ribadisce il «massimo rispetto per le motivazioni del capo dello Stato di cui apprezziamo il ruolo». Walter Veltroni attacca direttamente il Cavaliere: «Credo che il presidente del Consiglio voglia deliberatamente creare un incidente istituzionale». Dopo aver espresso «solidarietà» a Napolitano, il segretario del Pd aggiunge: «Per fortuna c’è chi, come il capo dello Stato, garantisce il rispetto della Costituzione e delle istituzioni, mentre c’è chi vuole farle saltare. Io credo che in questa vicenda il merito c’entri poco ma che si tratti di un’intenzione politica». Quello di Berlusconi è «un comportamento totalmente irresponsabile», un tentativo di creare uno da tutte le forze democratiche e anche da quelle della maggioranza». Anche Massimo D’Alema difende in Napolitano il «presidio della Costituzione», criticando invece «la meschina campagna dell’integralismo cattolico che ha definito il padre di Eluana come un assassino». E oggi, alle 17, davanti a palazzo Chigi, si svolgerà una manifestazione di protesta «civile e silenziosa» contro la decisione del governo, a cui parteciperanno Partito Socialista, Sinistra Democratica, Rifondazione per la Sinistra di Vendola, Verdi e Radicali. Intanto a palazzo Madama la maggioranza accelera l’approvazione del disegno di legge "salva-Eluana". Il presidente Renato Schifani riunirà lunedì alle 12 la capigruppo con l’intenzione di assegnare il ddl alla commissione Sanità in sede deliberante. Ma basta un quinto dei componenti della commissione per rimandare il testo all’esame dell’assemblea.