Fiaccolata per i 15 anni (senza vita) di Eluana

di Paola Sandionigi
Dopo il caso Welby. Nel ’92 l’incidente poi il coma irreversibile. Da allora papà Beppino vuole staccare la spina. Con lui, i Radicali. INFORMAZIONI SU FIACCOLATA

Lecco – Da quindici anni versa in coma vegetativo. Dall’alba di quel 18 gennaio 1992, quando rientrando da una serata con amici a Pescate – a un paio di chilometri da Lecco – rimase coinvolta in un incidente automobilistico. L’impatto fu devastante. Da allora Eluana Englaro , che quella sera maledetta aveva 21 anni, non si è più risvegliata dal suo sonno incurabile. La bella ragazza oggi è tenuta incatenata alla vita da una sonda che la idrata e la alimenta.

Adagiata in un anonimo letto della Casa di cura Ripamonti, in via San Nicolò, a Lecco. Ogni santo giorno i familiari vanno a farle visita e, da almeno dieci anni, il papà Beppino Englaro chiede “la libertà di cura e di terapia”. Ora, agli inizi del 2007, il partito Radicale gli offre sostegno: una fiaccolata in favore della sua causa. Englaro ha un solo desiderio, chiede che sua figlia possa morire in pace: “Non ce la facciamo più a sopportare questo infinito calvario – è il suo sfogo – Mia figlia, proprio un anno prima della tragedia, aveva visto un amico finire in coma senza speranze di risveglio e mi aveva detto che se mai fosse capitato a lei, avrebbe voluto morire. Stare in un letto a vegetare non è vita. E’ una sofferenza per tutti”. Parole, queste, pronunciate nel 1992 sull’onda della tristezza. Quasi un presentimento, che si è trasformato in realtà.
Stasera la sezione lecchese del partito Radicale, guidata da Luca Perego, organizza una fiaccolata per le vie del centro a cui parteciperanno Bruno Mellano, deputato della Rosa nel Pugno; Alessandro Litta Modignani, della direzione nazionale dei Radicali Italiani; Silvio Viale, segretario dell’associazione radicale Adelaide Aglietta e consigliere di Exit Italia; Valerio Federico, segretario dell’associazione radicale Enzo Tortora e responsabile del comitato nazionale dei radicali; Emilio Coveri, presidente di Exit Italia.
Il corteo partirà alle 21 da via Roma e da lì proseguirà per le piazze XX Settembre e Cermenati, fino a via San Nicolò, sede della clinica dove si trova Eluana. Qui verranno depositate quindici rose rosse, una per ogni anno di sofferenza.
“Vogliamo stimolare l’opinione pubblica – spiega Luca Perego dei Radicali – Vogliamo che si ponga fine a un’inutile sofferenza. Confidiamo in una partecipazione massiccia e ordinata. Cammineremo in silenzio, e con questo silenzio ci faremo sentire. Depositeremo quindici rose rosse con la speranza che le richieste di papà Beppino vengano esaudite”.
A Milano, invece, nel pomeriggio (dalle 15 alle 19 presso l’Università degli Studi), il padre di Eluana parteciperà al convegno “Libertà di cura e di terapia”. Un seminario per portare a conoscenza di tutti il calvario toccato alla sua figliola. Quella maledetta notte, 15 anni fa, Eluana fu ricoverata all’ospedale di Lecco in coma profondo per il gravissimo trauma cranico riportato dopo l’incidente. Come se ciò non bastasse, la frattura della seconda vertebra cervicale la condannava da subito alla paralisi totale. Lì per lì, ovviamente, la cosa prioritaria per i medici era quella di strappare la ragazza dalle mani della morte. Perciò venne incubata, le furono somministrati i primi farmaci. Dimessa dalla rianimazione nell’aprile 1992, finì in un altro reparto dell’ospedale lecchese, dove fu sottoposta a una serie di stimoli, nella speranza di un risveglio. Speranza vana. Tempo dopo è giunta alla clinica Ripamonti, dove tutt’ora si trova: “Voglio che il desiderio di mia figlia venga rispettato – prosegue Englaro – Non voleva, non vuole essere tenuta in vita in queste condizioni”. Poi la voce dell’uomo si fa triste: “Finora mi è stata negata la possibilità di tagliare quel filo sottile che la mantiene legata a tante sofferenze. A una vita esclusivamente corporea, biologica. Forse il caso Welby potrà aprire qualche spiraglio. Anche se ho tanti dubbi”.
Beppino è tranquillo quando fa questa richiesta, dalla sua voce traspare un filo di commozione: in fin dei conti, neppure lui si aspettava il sostegno dell’opinione pubblica. Da anni combatte per la sua causa, ha fatto la spola da un tribunale all’altro. Ma niente. “La mia Eluana sembra essere condannata al coma vegetativo”. Ma lui non si vuole rassegnare.