Feto nascosto nel frigo: sospetti su un medico dell’ateneo

Il Giornale
ES

Milano. Potrebbe essere presto a una svolta il giallo del feto di 4 mesi ritrovato in un freezer del dipartimento di bio-scienze e biotecnologie della Bicocca. Sull’involucro che la avvolgeva infatti è stato trovato un foglio con il nome di una dottoressa che in passato aveva lavorato nell’Ateneo. Inoltre sul corpicino, lungo una ventina di centimetri, sono stati evidenziati punti di sutura, tipici di un aborto terapeutico. Tutto lascia pensare a un reperto conservato senza il rispetto delle norme e diventato con il tempo «ingombrante», tanto da essere maldestramente occultato nel congelatore. Qualcosa del genere si era del resto intuito quando il rettore Marcello Fontanisi, a poche ore dal ritrovamento, aveva annunciato un’inchiesta per verificare se la mano ignota appartenesse a qualcuno del dipartimento: «Nel qual caso quel signore non metterà più piede in Ateneo». Quasi già immaginasse una responsabilità interna. Sulla vicenda sta indagando la squadra mobile eil commissariato Greco Turro, che hanno preso in consegna il feto dopo l’allarme lanciato lunedì amezzogiorno. Il reperto era infilato in un sacchetto, chiuso in una scatola di polistirolo infilato in un calto del congelatore. L’impianto, insieme con altri tre uguali, si trova in un locale al terzo piano del-l’edifico U3, priva si serrature e impianti di video sorveglianza. Chiunque potrebbe averlo riposto nel freezer, anche se difficilmente un estraneo può circolare peri corridoi senza venire notato. «Il nostro non è laboratorio nucleare né produciamo armi chimiche o biologiche. Sotto chiave teniamo solo alcune costose attrezzature e certi isotopi radioattivi» precisa Marina Lotti, responsabile del dipartimento. Il feto è stato portato poi all’Istituto di medicina legale dove venivano individuati punti di sutura tipici dell’aborto terapeutico e il foglio con il nome di una dottoressa attiva in passato nell’Ateneo. Il reperto potrebbe essere uscito da un ospedale e finito illegalmente alla Bicocca nonostante la legge ne imponga la «tracciabilità». Oppure, come ha ipotizzato Angelo Vescovi responsabile del gruppo di lavoro che ha disponibilità di quei freezer, essere stato depositato volontariamente per gettare discredito sulle sue ricerche.