Fecondazione assistita, quesiti e domande retoriche

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E’ormai un grande argomento del dibattito politico generale ed è però. Un diritto acquisito di tutte le donne. Stiamo parlando della legge che ha introdotto nuove norme in materia di procreazione assistita(ormai nota come la legge. 40 del 19 gennaio 2004) che si ripromette di “favorire” la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalle sterilità e consente il ricorso a tecniche mediche che rientrano nella cosiddetta “procreazione medicalmente assistita’ X~ene cioè incontro a un’esigenza di maternità che è na turalmente espressa da tutte le donne.Infatti, non sono certo i principi generali espressi dalla legge 40 che suscitano polemiche, ma piuttosto le tecniche che garantiscono il diritto di accesso alla maternità Sono sistemi riproduttivi che vengono illustrati ormai a livello mediatico come il risultato del grande progresso della medicina, ma che comportano spesso probiemi di coscienza, tanto per i medici che per le pazientt Se vogliamo, però, cogliereil punto nodale del dibattito ormai enormemente dilatato —’ che è scientifico emorale, che coinvolge le coscienLe di tutti noi, dobbiamo chiederci, in conclusione:
l’embrione umano è davvero l’unica fonte di produzione delle cellule staminali? È sempre più vasto lo schieramento della pubblica opinione a favore di una duplice e contraddittoria esigenza: da un lato il sostegno incondizionato alla libera ricerca scientifica; dall’altro lato la sempre più diffusa convinzione che c’e un limite che la scienza deve rispettare ed e quello della dignità umana.Si può constatare che tale limite è certamente sostenuto dall’autorità religiosa, maè avvertito e implicitamente confermato dalla cultura laica pio moderata che si haite per i diritti umani e quindi per la dignità della persona. Non c’è infatti nessun laico (ateo) che faccia l’esaltazione di quella cosiddetta “ingegneria genetica” che trasforma i medici in ingegneri e gli ingegneri in killer autorizzati. Nessuno può, infatti, legittimare “a posteriori” gli esperimenti condotti nei campi di concentramento nazisti. Ma c’è anche e non va dimenticato uno spartiacque della moderna cultura occidentale che arriva certamente fino ai nostri giorni, ma parte dal
l’illuminismo francese e dal neopaganesimo espresso con la rivoluzione francese,che afferma il primato della scienza sulla religione. E un’antitesi storicamente superata che la Chiesa di Roma ha vinto quando, per sconfiggere le ideologie, i popoli dell’Est europeo hanno rivendicato il diritto alla libertà religiosa come antidoto all’integralismo comunista ateo e laicistico.È evidente, comunque, che la ricerca sulle cellule staminali ha aperto prospettive inimmaginabili fino a qualche tempo fa. Oggi, esiste la prospettiva che, in un futuro non molto lontano, si possano curare malattie come il diabete, il Parkinson, L’azheimer, l’infarto e le malattie cardiovascolari. A livello scientifico e sorta una disputa di natura etico-religiosa che può essere definita politicamente “trasversale.In realtà, pur di manipolare l’uomo, si ignorano i confini etici che la scienza deve sempre avere. E i radicali, in perfetta coerenza con il loro passato politico, hannopromosso i referendum (perabrogare la legge 40) che però, a nostro giudizio, possono essere considerati delle”domande retoridie’ Quel tipo di domande, cioè, delle quali già si conosce la risposta. In pratica, relettore deve rispondere:1) se vuole che anche nel nostro Paese si possano sviluppare cure innovative per moltissime malattie gravi La risposta è ovvia: nessun benpensante può minimamente riproporsi come obiettivo quello autolesionistico di impedire la cura di tante malattie;
2) se si vuole consentire di trovare una soluzione medica al dramma delle malattie
ereditarie. Naturalmente, tutti vogliono poter ellminare tanti drammi familiari;
3> se si vuole mettere in discussione le tante l~•’~~te dalle donne in maIena
di maternità e fecondazione~ Altra domanda la cui risposta è abbastanza ovvia:
nessuno vuole impedire alla donna di esercitare i suoi diritti,
4) se, infine, relett~e vuole consentire la donazione dei gameti per rimediare ai
casi della sterilità. Anche qui non è in discussione un’intenzione punitiva.
Allora, risulta in tutta evidenza che il referendum e i quesiti così formulati sono
concepiti in termini che alterano la volontà politica degli elettori Ed è per questo che, al momento del dibattito su un referendum così coinvolgente per la pubblica opinione, non sembri da parte nostra una “provocazione” dialettica sostenere che l’indicazione più “democratica e liberale” espressa fino ad oggi è
proprio quella della Cei: votare “si” o votare “no” è in qualche modo equivalente,perché il risultato sarebbe in realtà unicamente quello di legittimare una iniziativa politica basata sulla sperimentata e abile ricerca dell’effetto mediatico-politico.
I quesiti referendari, così posti, turbano la realtà della legge e non aiutano né chivuole votare liberamente per il “si” né chi vuole votare liberamente per il “non E quindi condivisibile e decisamente liberale” la scelta di evitare di esprimersi
su questi quesiti. Una scelta che, tra l’altro, consente di mantenere in vita la leggen. 40, che certamente non è da buttare via perché garantisce una prima fondamentale regolamentazione della fecondazione assistita.Una legge, infine, alla quale dobbiamo concedere il tempo per la verifica e anche per un suo ulteriore miglioramento in Parlamento.