Oliver è nato dopo ben 13 tentativi andati a vuoto da una madre che oggi ha 41 anni e che disperava di riuscire a diventare tale. Il merito è di un nuovo metodo chiamato Array comparative genomic hybridisation (Cgh), che potrebbe ridare speranze a molte altre coppie, perché raddoppia le possibilità di successo della fertilizzazione in vitro.
Cgh sfrutta il fatto che, prima della fecondazione, i 46 cromosomi dell’ovulo si separano e diventano 23, per accogliere i 23 provenienti dallo sperma; la divisione comporta spesso errori il cui numero aumenta con l’età e che sono la prima causa di aborto spontaneo; per questo, i ricercatori del Care Fertility Group britannico hanno pensato di esaminare il numero di cromosomi prima della fertilizzazione, riuscendo così a selezionare soltanto gli ovuli adatti. Per Oliver, degli otto ovuli potenziali, solo due sono risultati in regola per numero di cromosomi. Gli esperti sottolineano che la tecnica Cgh, se convalidata, permetterà anche di prevenire le malattie cromosomiche come la sindrome di Down e le altre trisomie.