Fabio, nuovo Welby “Ai radicali chiedo aiuto per morire”

di Flavia Amabile
Ha trent’anni, da due è paralizzato ma perfettamente lucido. Dopo lo sciopero contro la pena di morte Pannella a rischio accetta il ricovero.

E’ uscito di casa poco dopo le 14,30 di ieri Marco Pannella per recarsi in ospedale. Si era arreso ai consigli dei medici, aveva accettato di interrompere lo sciopero della fame e di farsi ricoverare per insufficienza renale. Nel pomeriggio il leader radicale è stato sottoposto a una serie di visite. Le sue condizioni «non sono certo ottime e ci sono molti problemi», spiega il portavoce Rovasio. Il rischio, fortemente temuto fra gli amici, è che possa essere sottoposto a dialisi. L’altro rischio, è che se anche si dovesse superare questa crisi, potrebbe capitare anche di peggio non appena fuori dall’ospedale se riprendesse a digiunare. Con una punta di cinismo – o di chissà che altro – il sito dei Radicali definiva «quasi-testamento» la telefonata di Pannella a Radio Radicale.

In circa un’ora di conversazione in diretta il leader parlava della «sue condizioni di salute molto critiche, con rischi di danni permanenti, della prospettiva della lotta nonviolenta per ottenere la moratoria Onu sulle esecuzioni capitali», il motivo per cui si è imposto otto giorni di digiuno totale. Un intervento cui ha fatto seguito in serata una dichiarazione dall’ospedale in cui si augurava di poter continuare la battaglia.

Parlava anche di Piergiorgio Welby, la penultima e riuscitissima battaglia sul diritto di scelta della terapia da parte di un malato terminale. Una battaglia tanto riuscita che l’Associazione Luca Coscioni che gestisce per i radicali i delicati temi della vita e della morte e della libertà di ricerca scientifica, è stata subissata di e-mail di sostegno. Fra le tante alcune contengono anche richieste di «aiuto». «Almeno cinque o sei – spiega Marco Cappato, segretario dell’Associazione – ma è un calcolo molto approssimativo: non abbiamo avuto ancora modo di esaminarle tutte».

Nuovi Welby si affacciano sulla scena politica italiana? E’ presto per dirlo. Di certo ci sono due vicende che l’associazione Luca Coscioni sta seguendo più da vicino. La prima è quella di Eluana Englaro, la giovane che da quindici anni si trova in stato permanente vegetativo. «Il padre di Eluana finora ha voluto perseguire le vie legali, se volesse chiederci una collaborazione quando il percorso giuridico dovesse mostrarsi del tutto negativo noi saremmo a sua disposizione». Il secondo caso riguarda Fabio Ridolfi, un giovane di 30 anni di Fermignano, nelle Marche. Da due anni vive immobile in un letto per una trombosi. Possibilità di guarire? «Nessuna ci hanno detto» risponde il fratello Andrea. E allora Fabio che comunica solo con gli occhi e mangia attraverso un tubo, ma è perfettamente lucido, ha affidato al fratello la sua richiesta di aiuto all’Associazione Luca Coscioni: «Voglio morire».

Ma in realtà Fabio chiede anche qualcosa’altro: «Vuole sensibilizzare le autorità e il mondo politico perchè si possa trovare una soluzione. Poi la morte sarebbe la soluzione finale, ma soltanto dopo aver seguito un percorso che possa servire a tutti». Insomma vuole diventare il nuovo Welby. Due sere fa lo ha contattato anche Mina, la moglie di Piergiorgio, ma Marco Cappato che cosa ne dice? «Vogliamo vedere se potrà essere un compagno dell’Associazione nella sua lotta da vivo. Noi offriamo a tutti coloro che lo chiedono i nostri strumenti per calorizzare le loro parole, ma tutto dipende poi dalle loro parole. Welby è diventato co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni perché era un leader politico come Luca. Le parole che ascolteremo in futuro decideranno da sole se altri potranno prendere il loro posto». Quanto ad un eventuale aiuto nella sospensione della terapia «saranno necessari approfondimenti».