Eutanasia: regole strette per una scelta volontaria

Oggi
Umberto Veronesi

La risposta di Umberto Veronesi alla domanda di un lettore su “Oggi” in materia di eutanasia: “Come mai si continua a morire con dolore e non si parla di eutanasia?”

Il dibattito politico si è fermato, ma chi ha a cuore il diritto fondamentale di decidere “come” morire continua la costruzione di regole da proporre a un’opinione pubblica che è tendenzialmente a favore delleutanasia, come dimostrato da parecchi sondaggi. Senza entrare nel problema giuridico, il Comitato Etico della Fondazione Umberto Veronesi ha stilato una mozione sui profili etici dell’eutanasia. Pariìamo dei “limiti” dell’eutanasia, che devono costituire una garanzia per tutti: per chi è favorevole e per chi è contrario. Il Comitato Etico della Fondazione ha rilevato quanto sia diventato innaturale íl processo del morire, in quanto la biomedicina è in grado di allungare artificialmente le fasi terminali della vita.

Qui si pone il primo paletto: la persona avviata irreversibilmente alla morte ha il diritto imprescindibile di non subire le sofferenze dell’agonia. Le “cattive morti” sono evitabili, e bisogna dare legittimità alle azioni compassionevoli che finora hanno tenuto l’eutanasia nella zona d’ombra delle pratiche clandestine. Gli oppositori sostengono che, ove legittimata, potrebbe diventare la modalità per “far fuori” i soggetti più deboli. Ma si tratta di idee infondate. Nei Paesi dove è legale, ci sono regole ferree per l’accertamento della volontarietà e le morti per eutanasia legale raggiungono l’1-2% delle morti totali. E, nella larghissima parte dei casi l’accorciamento non supera di una settimana il naturale decorso della fine della vita.

Non incombe alcun fenomeno di tipo nazista per eliminare anziani, disabili, più poveri e meno istruiti: i dati dimostrano che alla pratica legalizzata ricorrono soprattutto uomini di età media. Regole strette: capacità d’intendere e dl volere del richiedente; stadio terminale e sofferenze incontrollablll; possibilità, sempre, di cambiare la decisione; indipendenza del medico che decide e nessun obbligo, per nessun medico, di praticare l’eutanasia.