Eutanasia a Nordest sette su dieci dicono sì

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Il Gazzettino
Porcellato Natascia

Un “testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche”: così Piergiorgio Welby definiva la sua condizione, rifiutandosi di 
chiamarla vita, mentre chiedeva di poter morire. L’Osservatorio sul Nord Est, curato da Demos per Il Gazzettino, torna ad occuparsi dell’eutanasia. L’opinione pubblica dell’area sembra essere largamente a favore della scelta personale in 
tema di fine-vita: quasi sette nordestini su dieci si dicono moltissimo o molto d’accordo con l’idea che “Quando una persona ha una malattia incurabile, 
e vive con gravi sofferenze fisiche, è giusto che i medici possano aiutarla a morire se il paziente lo richiede”. Nei mesi scorsi ci sono stati due fatti – molto diversi tra loro – che hanno riportato il diritto di scelta in tema di fine-vita al centro del dibattito nazionale e locale. C’è stato il caso di Vittorio Bisso, ex consigliere provinciale dei Comunisti Italiani e assessore a Dolo, che ha deciso di andare a morire in Svizzera per vedere riconosciuto il proprio diritto all’eutanasia. In tutt’altro modo, poi, ha contribuito alla discussione il film “Bella addormentata” di 
Marco Bellocchio, in gara alla 69° Mostra del Cinema di Venezia, ispirato alla vicenda di Eluana Englaro. In entrambi i casi, le polemiche che ne sono seguite hanno mostrato come sia ancora distante un dialogo fruttuoso su questo tema, rendendo un intervento legislativo in tal senso quasi impensabile. L’opinione pubblica nordestina, tuttavia, sembra aver trovato la sua precisa posizione in 
materia: il 69% degli intervistati da Demos, infatti, ritiene che il malato abbia il diritto di chiedere dí morire quando la sofferenza è troppa, e che i medici lo debbano aiutare. Nel corso del tempo, questa convinzione è cresciuta e si è consolidata. Nel 2002, infatti, era il 56% a mostrare lo stesso orientamento, e una quota simile si mantiene sostanzialmente stabile fino al 2006. È nel gennaio del 2007, poco dopo la morte di Piergiorgio Welby, che l’accordo verso il diritto all’eutanasia aumenta e sfiora il 67%. Tra il 2008 e il 2011 si consolida e non 
scende mai sotto il 62%, fino ad arrivare, oggi, a superare il 69%. Nel complesso, in dieci anni il consenso intorno all’eutanasia è cresciuto di 14 punti percentuali. 
Importante, inoltre, è osservare che la quota di consenso intorno alla “dolce morte” si mantiene sopra la soglia critica della maggioranza assoluta in tutti i settori sociali. Nonostante questo, alcuni distinguo possono essere messi in luce. Guardando all’età, per esempio, possiamo vedere come siano soprattutto i giovani e gli adulti a mostrare il favore maggiore verso questa possibilità di scelta. 
Tra quanti hanno tra i 15 e i 44 anni, infatti, la quota di consenso coinvolge 3 intervistati su 4. Meno esteso, invece, il favore tra le classi d’età più mature (61-67%) o tra gli anziani (63%). Centrale, poi, appare l’influenza della religiosità. Tra 
i non praticanti, il consenso intorno all`eutanasia si attesta all’84%, e anche tra coloro che frequentano saltuariamente la messa si mantiene largo (77%). Più contenuta la quota di favore che è osservabile tra i praticanti assidui (53%), ma anche in questo caso si supera la soglia della maggioranza assoluta. Gli elettorati maggiormente orientati a permettere al paziente incurabile di scegliere se e quando interrompere la propria vita sono quelli vicini a Mov. 5 Stelle, Lega Nord e Pd: tra questi si supera -anche largamente- il 75% dei consensi. Più contenuto, invece, il favore osservato tra quanti votano per Idv (65%), Pdl (58%) e Udc (56%).