Eutanasia: Maria Antonietta Farina Coscioni risponde al Presidente di Libera Uscita

Caro Giancarlo,
avrei voluto, innanzitutto, – per l’impegno che investe la tua Associazione sulle questioni del testamento biologico e dell’eutanasia, che sono da sempre per noi, radicali, dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, urgenti e necessarie per l’agenda politica del nostro Paese – che la lettera pubblicata sul sito di libera uscita fosse a me spedita direttamente. Provo a spiegare il perché!
E’ il dubbio che hai sollevato sulla mia “scelta” , come scrivi tu di “girare intorno al problema”, di “non rispondere” alla ascoltatrice di RadioRadicale, a lasciarmi un po’ esterrefatta.
A quel dubbio potrei rispondere raccontandoti alcuni momenti terribili, nella fase terminale di vita di Luca, quando ascoltavo la volontà, la sua lucida volontà, di non voler essere attaccato al ventilatore. Non lo faccio, è troppo doloroso. Ma la sua volontà, è stata rispettata; l’ho, l’abbiamo rispettata. E, puoi starne certo, che lotterò, come in passato, con l’Associazione, con i Radicali, dentro e fuori il Parlamento affinché la volontà della persona, sia rispettata sempre, fino all’ultimo momento della vita che ritenga degno di essere vissuto. Vorrei che in questo momento interrompessi la lettura di questa mia, per scriverne un’altra per invitare urgentemente i tuoi amici e conoscenti a votare i Radicali nell’unico modo in cui possono farlo, votando il PD.
Ora provo invece a risponderti, pensando tu sia un cittadino che non sa nulla di me, del mio impegno politico, che non conosce l’Associazione Luca Coscioni, che non conosce i Radicali.
Non capisco il tuo riferirti ai radicali come se fossero una “confraternita”, che vuole “mascherarsi da democristiani”, oppure il perché tu abbia scritto che “non ho avuto il coraggio” e che sono costretta “parlare più o meno come la Binetti” oppure che nel filo diretto ho “girato in modo viscido attorno al tema”.
Confermo quanto detto nel filo diretto di RadioRadicale all’ascoltatrice che mi chiedeva quale atteggiamento avrei tenuto su una materia come quella dell’eutanasia nell’ipotesi fossi eletta in Parlamento. Come ci hanno insegnato, Luca Coscioni prima e Piergiorgio Welby dopo , la dignità della vita che si sceglie di vivere, la dignità fino agli ultimi istanti di essa, dunque nel processo del morire, la “morte opportuna” – come Piergiorgio la chiamava – sono allo stesso modo, e credo con coerenza, al centro dell’iniziativa radicale tutta.
Nel filo diretto ho spiegato che sono candidata nel Friuli Venezia Giulia la terra del socialista e radicale Loris Fortuna., che ha legato il suo nome a straordinarie battaglie di libertà e di liberazione, dimenticato dalla storia patria e dalla neonata Costituente Socialista.
Fortuna, assieme a Marco Pannella, Emma Bonino, Gianfranco Spadaccia e tanti altri, ha assicurato al paese tutto, riforme laiche degne di uno stato moderno, quali sono la legge sul divorzio e sull’aborto nonché – e anche questo ho ripetuto durante il filo diretto -un disegno di legge per depenalizzare l’eutanasia.
Quanto Luca, Piergiorgio e noi tutti abbiamo fatto per garantire l’autodeterminazione dell’individuo, anche nelle scelte di fine vita, è cosa che a chi dice di essere attento ai radicali non credo di dover riassumere in queste poche righe.
Sull’eutanasia in particolare, però – permettimi di ricordarlo a tutti gli associati di Libera Uscita che si recheranno tra pochi giorni alle urne – fuori come dentro il Parlamento non ci siamo fermati un attimo. Negli anni abbiamo presentato proposte di legge di iniziativa popolare per depenalizzare l’eutanasia, abbiamo organizzato la raccolta di decine di migliaia di firme per chiedere un’indagine conoscitiva sul fenomeno dell’eutanasia clandestina in Italia; nell’ultima legislatura abbiamo depositato un progetto di legge in materia.
Consentimi infine di notare che, per fugare qualsiasi dubbio, sarebbe bastato andarsi a riprendere le poche righe che ho scritto in occasione della morte di Chantal Sébire, la donna francese scomparsa qualche settimana fa: “Noi crediamo – scrivevo – che sia un atto di misericordia e di amore comprendere e – quando viene esplicitamente richiesto – consentire l’interruzione di inutili sofferenze. Da una parte, c’è l’ipocrisia tetragona di chi preferisce che il fenomeno resti clandestino, ingovernato e ingovernabile, lasciando tutt’al più che a pietosi medici e infermieri e alle loro coscienze il compito di praticare l’eutanasia; dall’altra c’è chi, come noi, si batte perché ci sia una legge che regolamenti il fenomeno, e non come ora, un arbitrio di fatto. Tutti i sondaggi demoscopici certificano che la maggioranza dell’opinione pubblica è sulle nostre posizioni, e che ancora una volta è il mondo della politica a non saper e voler comprendere quello che invece è chiaro ed evidente a tutti. Non per un caso si sono opposti anche a una commissione d’inchiesta che monitorasse la situazione e verificasse lo stato dei fatti. Quanti sono, in Italia, i casi come quelli di Chantal Sebire? E perché deve esser loro negata la possibilità di cui ha beneficiato Hugo Class? Ci siamo battuti e continueremo a batterci, in Parlamento e fuori perché queste inutili sofferenze, a chi lo chiede, siano risparmiate”.
Niente altro da aggiungere, da parte mia. Non un momento da perdere, da parte di noi tutti. Domenica 13 e lunedì 14 chi voterà Partito Democratico contribuirà a far sì che il prossimo Parlamento e la politica politicante non eliminino i radicali e quindi chi da sempre si batte, per regolamentare quelle che alcuni definiscono “questioni eticamente sensibili” e che noi preferiamo definire “i nuovi diritti civili”.