Eutanasia: come era prevedibile Napolitano ha smosso le acque

di A. Pontecorvo
Favorevole al dibattito Fausto Bertinotti; Marini non chiude la strada al testamento biologico “Diritto di morire”: occhi puntati sulla Svizzera

Divide l’appello del Presidente della Repubblica, Napolitano, di discutere in Parlamento sull’eutanasia, dopo il video messaggio fatto recapitare da Piergiorgio Welby, malato terminale e costretto all’immobilità. Favorevole al dibattito il presidente della Camera Bertinotti, mentre Franco Marini, presidente del Senato, rifiuta con fermezza l’eutanasia senza però chiudere la porta al testamento biologico, dando voce ai cattolici dell’Udc.

Dello stesso parere, a dimostrazione della trasversalità del tema, Francesco Rutelli della Margherita, che definisce assurdo un dibattito del genere, di competenza medico-scientifica e spera in una legge che neghi sia la dolce morte che l’accanimento terapeutico. Un secco no arriva anche dal ministro della Salute Livia Turco (Ds), alla quale fa eco Gianni Alemanno che, con An, definisce “irricevibile” l’invito di Napolitano perché contrario alla “nostra cultura”, respingendo così il dibattito.

Se Lega e Udc accettano la discussione in Parlamento ma escludono l’eutanasia, in seno a Forza Italia la componente cattolica si scontra con la laica. Accolto con grande soddisfazione l’invito del Presidente da Emma Bonino de La Rosa nel Pugno, che sottolinea l’urgenza del dibattito parlamentare, in linea con le posizioni di Daniele Capezzone che, in un faccia a faccia con La Russa alla trasmissione della Ventura, ha parlato di “dignità della vita”. Grandi spaccature interne sul tema “eticamente sensibile” anche nell’Unione.

Franceschini, capogruppo unico dell’Ulivo alla Camera, cerca di mettere ordine. “Ci sono tre punti fondamentali – spiega – la questione accanimento terapeutico, sulla quale siamo tutti d’accordo a ragionare, il testamento biologico che è più complicato ed infine l’eutanasia che ritengo impossibile”. Sono iniziati ieri i lavori della Commissione Sanità del Senato, con a capo Ignazio Marino, relativi alla possibilità o meno di “staccare la spina”, in cerca di una non semplice soluzione condivisa. Marino fa sapere di aver depositato un testamento biologico negli Usa, sperando che tale pratica possa rendersi presto attuabile anche in Italia. “Nessuno – assicura – permetterà di iniettare veleno ad un malato, si cercherà di consentire la possibilità di arrendersi quando non c’è più nulla da fare”.

Un veloce sguardo all’Europa evidenzia che diverse proposte di legge in merito giacciono nei cassetti, come nel caso francese, mentre Olanda, Germania e Svizzera hanno messo tutto nero su bianco. In Olanda si ragiona sulla possibilità di estendere la legge in vigore dal 2001 anche a bambini e neonati, in Germania il suicidio assistito di chi è capace di intendere e di volere non è reato così come in Svizzera, dove si specifica “purché non sia per fini egoistici”. Proprio in questi giorni Exit Italia, associazione piemontese che teorizza il suicidio assistito e il testamento biologico, ha festeggiato i dieci anni di attività. Più che mai convinto del “diritto di morire” il presidente Emilio Coveri assicura che si recherà quanto prima in Svizzera con i medici di Exit per assistere in diretta alle procedure per l’eutanasia. Un assistito dell’ associazione, immobilizzato dall’89, con il sogno di morire, ha pubblicato un libro dal titolo emblematico “Perché mi torturate?”.