Eulana, Lamanna: Seguo legge e coscienza senza timori

testamento biologicoDa una agenzia Ansa letta da Radio Radicale

MILANO – Un giudice quando decide "deve rispondere solo alla legge e alla propria coscienza" e non "preoccuparsi" delle reazioni che può destare il suo provvedimento. E questo anche se le reazioni "a tratti eccessive" arrivano anche dalla Chiesa. Così Filippo Lamanna, intervistato dall’ANSA, replica alla pioggia di critiche, non solo dei politici e dei movimenti per la vita ma anche delle gerarchie vaticane, al decreto con cui la Corte d’Appello di Milano ha autorizzato la sospensione al trattamento che tiene in vita Eluana Englaro che è in stato vegetativo permanente dal 1992. – Dott.Lamanna, lei ha redatto il provvedimento con cui ha autorizzato il signor Englaro a interrompere alimentazione e idratazione forzate alla figlia Eluana.

Si aspettava una reazione così forte da parte delle gerarchie vaticane? "Un Giudice quando assume una decisione non deve preoccuparsi di alcuna reazione, da parte di chicchessia, ma deve rispondere solo alla legge e alla propria coscienza. E’ quanto ho fatto io e gli altri colleghi con i quali la decisione è stata assunta, nel pieno rispetto dei criteri indicati dalla Suprema Corte. Non ho altro da aggiungere e non posso aggiungere altro sul provvedimento, che si spiega da sé, se solo si ha la pazienza di leggerlo. Ogni critica peraltro è sempre ben accetta; si spera solo che resti civile e in buona fede". – Tuttavia una forte reazione c’é stata e se ne parla ogni giorno sui media. "Trovo ovviamente del tutto normale che la Chiesa, come chiunque altro, esprima il suo parere su materie così sensibili, ci mancherebbe. Non nascondo tuttavia la sorpresa nel notare una reazione forse a tratti eccessiva, e che peraltro appare anche parzialmente in contraddizione con altre prese di posizione ufficiali della stessa Chiesa in questa materia, come hanno segnalato autorevoli fonti; non entro poi nel merito di certi commenti poco rispettosi del diritto alla riservatezza, della dignità e del dolore della famiglia Englaro; in altri casi, poi, la stampa e le televisioni hanno riportato critiche che potrebbero finanche considerarsi come un tentativo di interferire con l’attività della Procura Generale affinché trovi in qualche modo un motivo per ricorrere in cassazione contro il decreto. Colgo anzi l’occasione per esprimere piena solidarietà ai colleghi della Procura Generale perché non deve essere facile restare sereni dinanzi a tali tentativi di condizionamento". – Cosa intende per critiche della Chiesa che si pongono in contraddizione con altri orientamenti della stessa Chiesa in questa materia? "Non è mia intenzione entrare nel modo più assoluto nel merito delle regole morali della Chiesa cattolica, su cui solo essa ha competenza per parlare.

Noto soltanto che alcuni autorevoli e attenti commentatori hanno posto già in evidenza come sin dal 1980 la Chiesa, con la Dichiarazione sull’ eutanasia, si è dichiarata esplicitamente contraria all’eutanasia, ma non invece al diritto del malato o dei suoi rappresentati legali a rifiutare terapie inutili. Tale posizione é stata ribadita anche nel 2000 dalla Pontificia Accademia per la Vita con un documento sul ‘Rispetto della dignita’ del morenté e trasfuso poi in modo quanto mai chiaro nell’art.2278 del vigente Catechismo redatto proprio dall’attuale pontefice. Dunque, la stessa Chiesa considera legittima l’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi, e reputa che in questi casi non si voglia procurare la morte, ma si accetta solo di non poterla impedire. Si può capire che poi, però, la Chiesa faccia qualche distinguo e non consideri dal suo punto di vista l’alimentazione forzata come una terapia medica, come invece ha ritenuto la Cassazione, ma resta il fatto che accetta la richiesta del malato di lasciarsi morire rifiutando le cure mediche che ritiene intollerabili. Dunque anche la Chiesa riconosce senza dubbio la libertà di autodeterminazione terapeutica della singola persona. Ecco allora perché mi sembra che le critiche soffrano di parziale contraddizione con tali principi e siano comunque fuori misura, giacché, ripeto, pur restando, la Chiesa, del tutto libera di esprimere in questa materia la sua opinione, ci si aspetterebbe che evidenziasse anche questo suo diverso orientamento sul diritto alla dignità del morente". –
La Chiesa ha affermato che le decisioni sulla vita o la morte non possono delegarsi a una Corte giurisdizionale. "Non capisco il senso di queste critiche. I giudici intervengono quotidianamente in situazioni di patologia che hanno a che fare con la vita, la morte e la libertà delle persone, e cercano di assolvere con equilibrio e umanità a questa difficile funzione che qualcuno deve pur svolgere in situazioni altrimenti insuperabili. C’é semmai da dire che nella concreta situazione di Eluana Englaro, i magistrati sono stati chiamati a intervenire senza decidere della vita o della morte, in quanto la decisione di interrompere o meno il trattamento è riservata al tutore, che è anche il padre della donna. Alla Corte spettava solo di valutare se la decisione del tutore fosse o meno conforme alle scelte che avrebbe fatto la stessa Eluana, basandosi sui criteri dettati dalla Cassazione; si trattava di un mero controllo di legittimità di una scelta effettuata dal tutore. Ho l’impressione che molti abbiano parlato del provvedimento senza nemmeno averlo letto, ma facendone solo una questione ideologica a prescindere da qualunque ragionamento giuridico e da qualunque equilibrata valutazione del singolo caso. Spero che tutti vogliano tornare a guardare con la dovuta pacatezza a questa drammatica vicenda umana".