Emergenza amianto risarcimento ai siti non ancora bonificati

La Stampa
Russo Paolo

II governo è pronto a mettere nel piatto più risorse per un nuovo piano di bonifica dei siti ancora inquinati dall’amianto, dando priorità a quelli, come Casale Monferrato, classificati nella prima classe di rischio.

A darne l’annuncio è stato il Ministro della salute, Renato Balduzzi, che ha presentato ieri la seconda conferenza governativa sull’amianto che prende il via proprio oggi a Venezia. Dalla tre giorni che vedrà riuniti i massimi esperti italiani e mondiali in materia uscirà «un Piano nazionale sull’amianto che sarà articolato su tre filoni principali: la bonifica, la presa in carico dei malati ed i loro problemi risarcitori, la ricerca scientifica», ha annunciato il ministro, precisando che l’entità delle risorse dipenderà dalle linee d’intervento che verranno definite a Venezia. Comunque nel prossimo riparto del Fondo sanitario 2012 «tra gli obiettivi finanziati ci sarà anche il trattamento dei tumori rari, come appunto il mesotelioma, correlato all’esposizione da amianto», ha assicurato Balduzzi.

Dalla conferenza quindi non usciranno soltanto parole, anche perché, ha ricordato sempre il titolare della salute, quella dell’amianto «è una realtà con la quale dovremmo convivere ancora per molto tempo, visto che il picco delle malattie correlate sarà raggiunto attorno al 2020». Ed è una strage silenziosa, che come rivelano gli stessi dati ministeriali miete in Italia circa duemila vittime l’anno, metà per tumore al polmone e metà per mesotelioma pleurico o peritoneale. Che ci sia ancora molto da fare Io confermano anche i dati contenuti nel poderoso ultimo «quaderno della salute» del dicastero di Balduzzi, dedicato proprio alle patologie asbesto-correlate.

I siti inquinati censiti da ministero dell’ambiente e regioni sono ancora 34mila, 373 dei quali ad alto rischio. Questo escludendo Calabria e Sicilia, per le quali non esistono dati certi ma dove si stima siano circa 120 i siti da codice rosso. E nonostante l’amianto sia stato messo al bando nel nostro Paese dal lontano 1992, il Cnr calcola che ci siano ancora 32 milioni di tonnellate di «cemento-amianto» da bonificare. Per rimuovere tutte le situazioni a rischio servirebbero 10 milioni l’anno per 10 anni, che forse spunteranno fuori proprio da Venezia.

Per ora però «sulle bonifiche si procede a rilento», denuncia Legambiente, «anche perché manca un censimento dei siti completo». Cosi come non è facile censire chi è stato esposto a rischio. Che sono i lavoratori dei cantieri navali, edili e dell’industria del cemento-amianto. Ma i dati in possesso della Salute dicono che nel 10% dei casi l’esposizione è avvenuta anche in ambito familiare. Poi ci sono tutti quei lavoratori che sono stati esposti in quelle industrie dove l’amianto per anni è stato utilizzato come isolante, come le industrie chimica, bellica, metallurgica, di produzione di energia o come il settore dei trasporti. Situazioni che si stanno recensendo ma a rilento, come ammette il Piano sanitario nazionale 2003-2005. Cosi come procede con difficoltà legate alla privacy il censimento di chi è entrato in contatto con le polveri in famiglia.

Sull’assistenza ai malati molto è stato fatto «ma molto resta da fare a cominciare dalla necessità di renderla omogenea nelle diverse regioni», ha sottolineato Balduzzi, specificando che proprio questo sarà uno dei capitoli centrali del Piano nazionale.