Embrioni per la ricerca rimane il divieto: la Consulta dice no

Il Messaggero
Valentina Errante

La scelta è destinata al legislatore per l’alto grado di discrezionalità, la complessità dei profili etici e scientifici e il bilanciamento dei diritti in gioco. E così la Corte Costituzionale dichiara inammissibile il ricorso contro l’articolo della legge 40, uno dei pochi ancora in vigore, che vieta la donazione degli embrioni alla ricerca scientifica. Un tema che tocca al Parlamento affrontare. Le motivazioni della sentenza, del giudice relatore Rosario Morelli, entraranno arriveranno tra qualche settimana.

IL RICORSO

A rinviare gli atti alla Corte è stato il Tribunale di Firenze, esaminando la richiesta di una coppia che, dopo diversi cicli falliti di procreazione assistita, chiedeva di donare alla ricerca, anzichè crioconservarli, gli embrioni malati che non sarebbero stati impiantati. Così, questa volta, a finire all’esame della Consulta è stato l’articolo 13 della legge 40 sulla fecondazione assistita, che, più in generale, non consente alcuna forma di sperimentazione sull’embrione.

Un divieto giudicato irragionevole dai legali della coppia, Filomena Gallo e Gianni Baldini, che hanno condotto e vinto molte battaglie sul tema della fecondazione assistita, dopo la “bocciatura”, si dicono pronti a rivolgersi alle corti europee. Per loro, un divieto alla ricerca costituisce un danno perla salute pubblica. Tanto più che questo tipo di studi vengono già condotti in Italia con staminali embrionali “importate” dall’estero e riguardano Parkinson, diabete e gravi malattie dell’occhio.

Per farne capire l’importanza, gli avvocati della coppia e il legale dell’associazione “Osservatorio Vox”, che ha depositato una memoria, avevano presentato un’istanza perché la Consulta ascoltasse un gruppo di esperti. Tra loro anche Elena Cattaneo, senatrice a vita e direttore del Centro di ricerca sulle staminali dell’Università di Milano, presente ieri in udienza insieme a Michele De Luca, direttore del centro di Medicina Rigenerativa dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Ma anche questa istanzaè stata respinta.

IL SECONDO QUESITO

Accanto alla questione principale, sul divieto di destinare gli embrioni alla ricerca, la Corte ha esaminato anche la proibizione di revoca del consenso alla procreazione medicalmente assistita dopo l’avvenuta fecondazione dell’ovulo, prevista dall’articolo 6 della legge 40. Anche questa seconda questione è stata dichiarata inammissibile.

LE REAZIONI

«Sono rammaricata», ha dichiarato dopo la decisione della Corte la Cattaneo. Di fatto ha prevalso la linea indicata dall’avvocato dello Stato Gabriella Palmieri: «C’è chi sostiene che basti un diritto soft, chi invece, in nome di un tecnoscientismo assoluto, ritiene non vada disciplinato alcun profilo», ha detto il legale che rappresenta la Presidenza del consiglio. «E invece la materia è di estrema delicatezza, interseca i piani della scienza, del diritto e della tecnica, va riportata al legislatore», perché su questo tema «è necessario ridare un ruolo centrale al Parlamento».