Eluana, Sacconi indagato per violenza privata

Piero Colaprico/Elsa Vinci

Maurizio SacconiMaurizio SacconiSotto accusa a Roma. Il ministro: non sono Ponzio Pilato. La famiglia va avanti

Roma – Dopo le dichiarazioni a giornali e tv nelle quali paventava ritorsioni sulla clinica di Udine pronta a rispettare la sentenza della Cassazione su Eluana Englaro, il ministro Sacconi finisce indagato. La procura di Roma ipotizza il reato di violenza privata, gli atti sono stati trasferiti per competenza al Tribunale dei ministri.

Non è nel mirino dei giudici non solo il suo atto d’indirizzo, ma alcune dichiarazioni: «Certi comportamenti difformi da quei principi determinerebbero inadempienze con conseguenze inimmaginabili», disse, frase che di fatto ha bloccato, l’altro ieri, la clinica. E che è finita al centro di alcune denunce arrivate in procura firmate dai Radicali italiani, dalle associazioni Luca Coscioni e Nessuno tocchi Caino, dall’Aduc. «L’iscrizione è un atto dovuto», spiega il procuratore Giovanni Ferrara, che ha avanzato al Tribunale dei ministri una serie di richieste istruttorie. In particolare, che vengano raccolte le dichiarazioni originali rese da Sacconi. Il quale a sua volta ha definito queste denunce «un atto intimidatorio».

«Non sono Ponzio Pilato -reagisce- Non ho compiuto atti violenti. Ho assunto in scienza e coscienza l’atto di indirizzo rivolto al Servizio sanitario nazionale, sono sereno».
Un po’ curiosa è però la tempistica del ministero del Welfare. Lunedì 15 dicembre, per tutta la giornata, senza che nessuno spifferi mezza notizia, entrano ed escono dallo studio legale dell’avvocato Francesco Campeis, nel centro di Udine, i firmatari del protocollo che «organizza», momento per momento, le fasi delle sospensioni delle terapie a Eluana. Quel lunedì, lo visionario e lo firmano sia papà Beppino e la curatrice Franca Alessio; sia i responsabili della clinica come l’amministratore delegato Claudio Riccobon; sia l’anestesista Amato Da Monte, più vari medici e infermieri. Martedì 16, a mezzogiorno, il signor Englaro va alla clinica Beato Talamoni di Lecco. Annuncia che la sera porta via sua figlia. La situazione sembrerebbe «blindata». L’ambulanza infatti parte da Udine, sta per arrivare a Bergamo, per prelevare il dottor Carlo Alberto Defanti e poi Eluana. Ma – questo anche il sospetto dei denuncianti – qualcuno, anche in barba alla privacy, ha fatto scattare l’allarme. La stessa sera del 16 Sacconi emette l’atto d’indirizzo e dice alcune parole che alla clinica sembrano minacce. Con il risultato del no al ricovero di Eluana. Ieri, alla notizia dell’inchiesta, reagisce il centrodestra, a sostegno del ministro. Viceversa il radicale Marco Cappato dice che «l’iniziativa della procura di Roma apre uno spiraglio di legalità a fronte di un potere che vive contro le leggi». La polemica politica però non cambia la sostanza dei fatti. E che Eluanasia intesa come una persona «diversamente abile» o «diversamente viva» importa molto poco agli esperti della neurologia. Come Gianfranco Borasio, palliativista, con cattedra a Monaco di Baviera, consulente della chiesa tedesca in materia di bioetica e anche degli Englaro per il famoso protocollo «nemico» del ministero del Welfare: «Constato da neurologo la situazione obiettiva. Nello stato vegetativo – spiega -la corteccia cerebrale ha perso in maniera irreversibile le funzioni basilari necessarie alla vita relazionale. Come palliativista, la distinzione proposta mi pare risibile. Si tratta in ogni caso di uno stato clinico che necessita di un trattamento medico continuo quale la nutrizione e l’idratazione artificiale. L’unica cosa che mi interessa sapere è se il mantenimento di questo stato tramite terapie mediche è congruente con la volontà della paziente. Se non c’è il consenso, la terapia non è permessa». Intanto la curatrice afferma: «Se non si dovessero trovare altre soluzioni ritorneremo a chiedere che lo stop all’alimentazione e all’idratazione artificiale, avvenga a Lecco dove Eluana è ricoverata». E a Lecco oggi, per il terzo anno, Eluana riceve delle rose in occasione dell’anniversario dell’incidente del ‘92. Gli avvocati, nel frattempo, affilano le armi: il 22 vanno davanti al Tar, l’ipotesi di obbligare una clinica della Regione Lombardia a rispettare la sentenza è sempre più probabile. Infine un gruppo di esperti, tra cui Maurizio Muscaritoli, presidente della Società italiana di nutrizione artificiale e metabolismo risponde alla lettera a Repubblica della senatrice Binetti: «Si tratta di nutrizione artificiale non di alimentazione artificiale, dunque in quanto terapia può essere rifiutata».

LA DENUNCIA I radicali denunciano Sacconi Per violenza privata. Marco Cappato definisce la circolare dei ministro un «ricatto eversivo»

LA FAMIGLIA «Non potevo costringerli», dice Beppino Englaro, che si aspettava il no della clinica di Udine. Oggi sono 17 anni dal giorno dell’incidente a Eluana

IL MINISTRO «Non sono Ponzio Pilato. Ho assunto in scienza e coscienza la circolare di indirizzo», ha replicato Sacconi