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Dopo lunga e travagliata discussione il Pd ha confermato la decisione di lasciare l’aula prima del voto. E questo non certo per ipotetici dissensi o condizioni poste dai teodem sulle questioni etiche. Semplicemente, come ha annunciato Zaccaria in aula, perché il Pd ritiene la richiesta di conflitto di attribuzione infondata. La Cassazione non si è sostituita al Parlamento, ha solo deciso – tra l’altro sulla base di una norma costituzionale, l’articolo 32- che Eluana, in vita, si era espressa contro l’accanimento terapeutico. La mediazione I cattolici del Pd hanno poi voluto chiarire: «Con una sofferta mediazione il Pd ha offerto un’importante manifestazione di unità e di compattezza non partecipando al voto sul conflitto di attribuzione». La nota è firmata da Paola Binetti, Bobba, Carra, Calgaro, Lusetti, Mosella, Ria e Andrea Sarubbi. «Depositeremo una nostra proposta di legge sul cosiddetto testamento biologico, per mettere in chiaro il nostro no deciso alla eutanasia». Cosa accadrà? Solo il voto della Camera non avrebbe cambiato nulla per la famiglia Englaro. Non così il ricorso della Procura generale. «Questa è solo la politicizzazione del caso di Eluana Englaro. La sentenza c’è e non può essere né sospesa né annullata» aveva detto Franca Alessio, curatrice speciale della ragazza. «Per noi – ha invece spiegato l’avvocato Angiolini dopo il voto dell’aula -, la situazione oggi è uguale a ieri, e identica a tre settimane fa: la Corte d’Appello, come poi confermato dalla Cassazione, ha autorizzato il signor Englaro a porre fine alle sofferenze della figlia, ed è quello che farà quando lo riterrà opportuno, né prima né dopo».
La legge è chiara «Per interrompere una sentenza esecutiva come quella della Corte d’Appello ci vuole una richiesta esplicita di sospensione alla stessa Corte». Ora quella richiesta c’è e aveva visto bene il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi (Pdl), tra i firmatari della richiesta di ricorso alla Consulta, che poche ore prima aveva detto: «I tempi? Crediamo che saranno molto brevi proprio per l’importanza del caso».
Otto disegni di legge in Parlamento, dalla richiesta di regolamentare il testamento biologico alla legalizzazione dell’eutanasia. Quando un anno fa si era vicini a una sintesi possibile delle varie proposte, una sintesi di garanzia che preludeva alla discussione in Commissione Sanità prevista per maggio, intervenne la Cei con una nota secca. «Non riteniamo necessaria una legge specifica sul testamento biologico». Tutto si fermò. I casi Welby, Nuvoli, Englaro, tornarono nelle mani dei giudici. Ieri Antonello Soro, capogruppo del Pd alla Camera, ha scritto a Fini. Il vuoto legislativo attorno al «fine vita» va colmato al più presto. Serve che il «testamento biologico sia in tempi rapidi calendarizzato a Montecitorio.