di Carmelo Lopapa
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Ma il dibattito sulla vita e sulla morte ieri si è spostato in un’aula del Senato gremita per l’ultima seduta prima della pausa estiva, con momenti alti di confronto sui valori più importanti e su un caso che sta commuovendo l’Italia. «Chi di noi vorrebbe essere sottoposto a quel che sta subendo Eluana da anni, senza avere alcuna percezione del mondo e senza una ragionevole speranza di recuperare l’integrità intellettiva?» chiede nel suo intervento, ascoltato in un inconsueto silenzio dall’emiciclo, Ignazio Marino, senatore Pd ma soprattutto luminare dei trapianti. Il suo è quasi un testamento biologico pubblico: «Io nonio vorrei, lo confesso. E se mi capitasse, vi prego di tenere in considerazione le parole che pronuncio oggi in quest’aula e che rimarranno agli atti del Senato». E invece no, replica Gaetano Quagliariello (Pdl), promotore con Cossiga della mozione su Eluana, «non si potevano aprire le porte all’eutanasia e non potevamo cedere le prerogative parlamentari a giudici che non hanno alcuna legittimazione popolare». Ora, conferma anche lui, la strada è quella di una legge sul «fine vita». Per il resto, lo schema si è ripetuto come alla Camera. Pdl, Lega e Udc hanno votato a favore, contestando la legittimità della suprema Corte di pronunciarsi sullo stop all’alimentazione della ragazza che vive da 16 anni in coma vegetativo. Col dissenso di due senatori, Antonio Paravia e Giuseppe Saro («Non è stata un’invasione di campo, ma di una decisione che copre un vuoto legislativo»). L’opposizione si è spaccata. I dipietristi hanno votato contro. Il Pd ha faticato per trovare una mediazione tra le sue due anime, quella laica e quella cattolica, che ha portato dopo due assemblee di gruppo e un lungo confronto alla non partecipazione al voto. Hanno preso le distanze, votando contro, i due radicali Donatella Poretti e Marco Perduca.
L’esito della votazione non era in dubbio. A segnare invece la seduta è stata l’approvazione anche con i voti del Pdl della parte più importante dell’ordine del giorno presentato dal vicecapogruppo Pd, Luigi Zanda, con il quale si sollecita il Senato ad approvare «entro il 2008 una disciplina legislativa sul "fine vita"». Legge attesa e dibattuta da anni. Ma è l’ora di provvedere, ha sostenuto anche il presidente del Senato Schifani augurandosi che «alla ripresa dei lavori possa essere assunta un’iniziativa parlamentare: perché l’argomento mostra come sia giunto il momento che il legislatore faccia la sua parte». Il promotore Zanda canta vittoria. E alla fine, nonostante il conflitto sollevato davanti alla Consulta, anche il capogruppo Finocchiaro si dice soddisfatta: «La Corte ci darà ragione. E se la volontà unanime del Parlamento è di giungere all’approvazione della legge, questo è un ottimo risultato a cui il nostro gruppo ha dato un grande contributo. Sia chiaro: il Pd non si è lavato le mani».