Eluana e la procura: “Sospendete la decisione”

di Renato Pezzini
Beppino EnglaroBeppino EnglaroMILANO – Il complicato caso di Eluana Englaro riemerge dal silenzio nel quale era discretamente finito. Dopo settimane di ripensamenti, il procuratore generale di Milano sceglie di intervenire: «Fermate tutto» dice. Ha dunque deciso di appellarsi contro la sentenza che autorizza a interrompere l’alimentazione forzata alla donna di Lecco che oggi ha 37 anni e che è in stato vegetativo irreversibile da quando ne aveva 21: sedici anni in quel territorio indefinibile dell’esistenza dove le membra hanno vita, ma la coscenza di sè e delle cose no.
Tutto da rifare, dunque, anche perche il pg Gianfranco Montera – chiede alla Corte d’Appello di congelare la stessa sentenza. E se la richiesta sarà accolta, il padre di Eluana non potrà avviare la procedura che nell’arco di un paio di settimane porterebbe alla morte la donna. Almeno fino a nuovo ordine.
Il mese di luglio era stato scandito dalle titubanze del procuratore generale. Sembrava infatti intenzionato a non intervenire sulla sentenza che consentiva ai tutori della Englaro di chiudere il tubo che la nutre e la disseta. Quella sentenza, del resto, era ed è fortificata da un precedente pronunciamento della Corte di Cassazione che, a novembre del 2007, aveva ribaltato tutti i precedenti verdetti fino ad allora contrari alla possibilità di sospendere la vita della ragazza. Invece, senza preavviso, ecco la decisione di "fermare tutto".
Una decisione che per il procuratore Montera è giustificata da una questione tecnico-scientifica: «L’irreversibilità dello stato vegetativo permanente non è stata accertato con sufficiente oggettività dalla Corte d’Appello» spiega. Come a dire che non è per ora dimostrato che Eluana, in stato di incoscienza totale dal 1992, non possa un giorno risvegliarsi e uscire dal coma. Per ora quindi la donna rimane nell’Istituto di Lecco dove le suore la assisto- no ogni giorno e da dove sarebbe dovuta essere portata via prima di disattivare il flusso dell’alimentazione forzata. Passeranno altri mesi prima che il suo destino possa trovare una soluzione definitiva, anche perché al ricorso presentato dal pg, proprio ieri si è aggiunto un altro tipo di ricorso. La Camera dei Deputati ha approvato una mozione per sollevare un "conflitto di attribuzione" con la Corte di Cassazione e con i giudici di Milano.
Il "conflitto di attribuzione" è una questione complessa. In pratica, il Parlamento sostiene che i giudici con le loro sentenze sul caso Englaro hanno invaso un territorio non di loro competenza: quello di chi ha il compito di fare le leggi. E quindi, in sostanza, chiede che la decisione venga in pratica annullata. A dirimere la questione sarà la Corte Costituzionale, in tempi che non si annunciano brevi.
La proposta di sollevare il "conflitto di attribuzione" era stata presentata da 50 deputati del centrodestra. E ieri tutti gli esponenti della maggioranza presenti a Montecitorio hanno votato sì, insieme con quelli dell’Udc. Contrari soltanto i voti dell’Italia dei Valori mentre il Partito Democratico ha scelto di abbandonare l’aula al momento del voto con la motivazione di cui si è fatto carico Antonello Soro, capogruppo dei Pd: «Consideriamo che sia un modo rozzo e strumentale per affrontare un problema molto serio. Il Parlamento deve fare una legge che disci pliní la parte finale della vita per evitare che ci siano vuoti di legge che consentano ai singoli magistrati di affrontare problemi al di fuori di una previsione organica della legge, ed è assolutamente privo di fondatezza contestare il singolo magistrato che opera senza un quadro normativo».’