Eluana e la crociata dei superbi

di Giovanni Morandi
acquaBottiglie d’acqua Le bottiglie di acqua raccolte sul sagrato del Duomo di Milano contro l’eutanasia di Eluana Englaro, la ragazza che vive in stato vegetativo, per la quale la Corte d’Appello di Milano ha autorizzato la sospensione dell’alimentazione forzata, mi ricordano il cimitero di Beslan nel Caucaso, dove furono uccisi dai terroristi 156 bambini. Morirono dopo aver sofferto la sete e secondo l’uso ortodosso sulle loro tombe i parenti portano bottiglie piene di acqua. Le bottiglie del Duomo sono invece un’idea di Giuliano Ferrara per esprimere il dissenso contro la parola dei giudici, che hanno accolto la richiesta del tutore e del padre della ragazza.
Devo dire che ho seguito la vicenda con, letture veloci. Leggo malvolentieri certe notizie e penso che la mia sia una reazione diffusa. Comunque è il mio modo privato di reagire a certi temi profondi, come l’aborto e tutti quelli che hanno a che fare con la morte, per i quali mi sento incline al pensiero nel silenzio. Ovvero al rispetto di decisioni che possono solo avere una dimensione personale e non possono essere generalizzabili. Il chiasso che si sta facendo attorno al letto di Eluana mi induce a infrangere una riservatezza, perché è già stata violata e calpestata da crociate che creano solo confusione e mirano ad affermare posizioni di potere piuttosto che a difendere principi morali. La Cassazione prima e la Corte d’Appello si sono pronunciate perché possa essere interrotta la sopravvivenza della ragazza, in virtù di convinzioni che ella aveva espresso contro esistenze di tipo vegetativo. E mi chiedo perché non dovremmo accettare un pronunciamento di questo tipo. Perché dovrebbe rimanere inascoltato il grido del padre della ragazza, che da anni aspetta il consenso ad avere la terribile possibilità di decidere la fine della terapia che tiene in vita la figlia? Di che lo si accusa, di mania di onnipotenza? Perché tutto questo abbaiare, questo frastuono davanti al corpo di questa donna che da 16 anni non muore ma nemmeno vive? La chiamate vita quella di esistere solo perché un tubo impedisce la morte del corpo? Io non sono favorevole all’eutanasia generalizzata. Non riesco neppure ad immaginare che cosa potrei pensare se fossi il padre di Eluana. Probabilmente, anzi sicuramente sceglierei che quel tubo continuasse a dare un calore al corpo di mia figlia. Ma voi che sentenziate e avete una ricetta per tutto e tutti, che ne sapete? Fate silenzio. Tacete, riconoscete la vostra superbia. Le vostre crociate fatele da un’altra parte.