Eluana, Beppino e il sequestro della volontà

Lidia Ravera

Un margine al dolore, condiviso da tanti, per i diciassette anni in cui Eluana ha continuato a morire, in margine al malinconico sollievo per la fine dell’esposizione del suo corpo martoriato, mi assalgono pensieri apparentemente scollegati. Per esempio penso: certo il fatto che gli alti prelati, il Sommo Pontefice e i suoi vicari, non abbiano figli, c’entrerà pur qualcosa, influirà, almeno un po’ sulla loro durezza implacabile. Chiunque abbia cresciuto una figlia sa quanto è insopportabile vederla soffrire, veder calpestata la sua dignità, vederla trattata come un corpo, come un simbolo, come un’anima. Una figlia è un pezzo di te. Se lei soffre tu soffri.

Se le mancano di rispetto tu senti vergogna. Se l’hai provato, questo tipo particolare d’amore, non intralci il faticoso cammino di un padre, che ricorda sua figlia ragazza, sua figlia viva, sua figlia com’era prima dell’incidente che l’ha uccisa (perché è l’incidente che l’ha uccisa) e quanto orrore le provocava l’ipotesi di essere mantenuta artificialmente in una sorta di vita meccanica, inerte, inerme. Poi penso: perché con gli animali siamo naturalmente pietosi, tutti? Perché i cani non hanno l’anima o perché non possono volere? Noi possediamo, pare, sia l’anima che la volontà. L’anima è un privilegio che si paga perdendo il diritto a esercitare la propria volontà. L’ani- ma è di Dio, quindi decide lui. Vogliamo abortire? Non possiamo, perché l’embrione che portiamo dentro ha l’anima anche lui. Vogliamo un figlio e, poiché la natura non ci aiuta, ci deve assistere la scienza. Possiamo attrezzarci per metterlo al mondo? No, perché i figli sono, anch’essi, proprietà di Dio, e la legge divina impone di produrli naturalmente, nel corso di un atto d’amore in età fertile fra marito e moglie.

Ogni altra ipotesi è out. Nostra figlia, nostra madre, una creatura che amiamo è in coma irreversibile. Vogliamo poterla seppellire, poterla piangere. Possiamo? No. Perché nel suo corpo morto, grazie a una miriade di santi tubicini, pulsa l’anima. E l’anima la gestisce il Vaticano. Ho pensato: ma perché quando ci sono di mezzo la vita, la morte o l’amore la Chiesa Cattolica pretende di assumere il comando, promuove a universali le sue regole particolari, impone la sue opinioni a tutti, e non soltanto, come è giusto, ai cattolici? Ho pensato: meno male che, di tanto in tanto, una persona gravemente ammalata (per esempio Welby, per esempio Coscioni) oppure il padre di una persona mantenuta in vita con terapie invasive quanto inutili, mettono a disposizione di tutti noi la loro terribile esperienza, così siamo tutti costretti a riflettere, a prendere posizione. A opporre l’empatia laica alla raggelante normatività cattolica. Ho pensato che c’è qualcosa di eroico nel trasformare un dolore privato in una battaglia di tutti quando si vorrebbe soltanto fare presto, fare in silenzio. Per questo io lo vorrei ringraziare, Beppino Englaro. (www.lidiaravera.it)