Se si apre il cuore si trova anche chi ci sta vicino». E succede che chi ti è vicino scelga di giocare accanto a te la partita più importante della vita. A Nicoletta Mantovani, vedova di Luciano Pavarotti, uno dei più grandi tenori di tutti i tempi, il destino ha riservato un’esistenza colma in egual misura di gioie e dolori. L’amore del suo Luciano e la scoperta, nel ’94 di una terribile malattia, la sclerosi multipla, che poco alla volta ti toglie la possibilità di muoverti. Una figlia amatissima, Alice, e il cuore spaccato per la morte di Luciano nei 2007. E, tre anni fa, un nuovo amore, Filippo Vernassa. Ma solo ora comincia il secondo tempo della vita di Nicoletta. Lo spartiacque tra il prima e il dopo è stato l’intervento chirurgico di 8 mesi fa con cui, al momento, sembra aver arginato lo spettro della sclerosi multipla. Di quell’operazione ora Nicoletta comincia a godere i benefici. Lo ha raccontato lei stessa, descrivendosi con un sorriso: «Ho gli occhi azzurri, 12 chili in più rispetto a prima e le gambe storte. Ma la sclerosi multipla non ce l’ho più». Poi, però, ha raccontando il suo calvario: «Ho scoperto di avere la sclerosi multipla quando ormai ero una donna, a 24 anni. Ma avevo già avuto disturbi che erano stati attribuiti prima alla crescita, poi allo stress. Il medico che ho incontrato con Luciano a Los Angeles è stato rude: “Finirà su una sedia a rotelle”, mi ha detto diagnosticandomi la malattia. Luciano aveva reagito con rabbia «Lei non è un medico! Non si parla in questo mondo a una ragazza». Se la previsione del medico è stata smentita, lo si deve alla forza di Nicoletta e all’intuizione di un chirurgo, Paolo Zamboni: «Ha fatto un’associazione», chiarisce la Mantovani, «finora inedita, tra una nuova malattia, identificata come Ccsvi (ndr: insufficienza venosa cronica cerebrospinale) e sclerosi multipla. Si tratta di un’occlusione delle vene che non permette un adeguato ricambio di sangue nel cervello. Il ristagno provocherebbe la sclerosi». La Mantovani, però, non ha fatto parte del gruppo di malati che sta partecipando alla sperimentazione. «Nel mio caso non si trattava solo di un intervento al collo per aprire la vena, avevo una malformazione a un muscolo. Ora, con il passaggio di mezzo litro di sangue in più al minuto verso il cervello, i miei sintomi sono scomparsi». Abbastanza «La forza per reagire bisogna trovarla dentro di sé. Ci vuole tempo, devi accettare la malattia che può essere una fortuna, ti può rendere migliore» per alimentare le speranze dei malati. Ma Nicoletta è cauta: «Non credo che si possa guarire totalmente. Però tanti disagi della sclerosi si attenuano, dalla stanchezza all’intorpidimento delle mani, alle vertigini. Ora, dopo 25 anni di malattia, non li sento più». Il percorso è stato lungo. Ma se Nicoletta si è ripresa dallo choc iniziale, lo deve a Luciano: «Non mi ha detto: “Ti proteggerò”. Mi ha trattato come una persona normale, senza sconti. È stato l’aiuto più grande». Così la Mantovani ha reagito a una sentenza spietata: «La forza bisogna trovarla dentro di sé. Ci vuole tempo, devi sfogare la rabbia, accettare la malattia che può essere una fortuna, l’occasione per vedere un altro lato della vita, ti può rendere migliore». E può tornare anche l’amore, come è accaduto a Nicoletta: «Sono stata fortunata. Dopo la morte di Luciano ho avuto anni molto difficili, con una bimba da crescere. Poi ho incontrato Filippo, che ha saputo accogliermi, amando tutto di me, anche la malattia e mia figlia Alice». Oggi Nicoletta è felice: «Si può ricominciare a vivere tante volte, apprezzando ogni attimo».
Una cura per la sclerosi multipla? Nicoletta Mantovani moglie del tenore Pavarotti, scomparso nel 2007, è malata di sclerosi multipla (in Italia ne sono affette circa 60mila persone), che colpisce le cellule nervose limitando la comunicazione tra cervello e midollo. Da qualche anno, Il chirurgo Paolo Zamboni ha ipotizzato una correlazione tra una nuova malattia, l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale, e la sclerosi. Secondo le ricerche dl Zamboni un’operazione alla vena giugulare ostruita porterebbe favorire il passaggio del sangue e la conseguente attenuazione dei sintomi della sclerosi. A luglio 2012 è stata avviata la sperimentazione del metodo Zamboni, per valutare l’efficacia clinica della angioplastica venosa in persone con sclerosi multipla, in 19 centri di ricerca in 10 regioni italiane. In lista, 687 pazienti: saranno rimosse le ostruzioni delle loro vene extracraniche.
L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.