E sul cordone ombelicale spunta il ricorso al TAR

di Donatella Barbetta
Un ostacolo lungo il percorso del cordone ombelicale. L`associazione cagliaritana Osidea onlus ha fatto ricorso al Tar del Lazio contro la recente ordinanza del ministro Livia Turco. In particolare, si chiede l`annullamento della parte in cui si vieta «l`istituzione di banche per la conservazione di sangue da cordone ombelicale presso strutture sanitarie private anche accreditate».Nel documento ministeriale dello scorso 4 maggio, infatti, si permetteva alle mamme non più solo di donare, ma anche di conservare – tenendolo come in un salvadanaio – il cordone dei neonati per riprenderlo in caso di malattie future dei loro figli. Ma nel provvedimento legislativo sono previsti paletti: deposito sì, ma solo in banche pubbliche. Finora le mamme vip, tra cui la conduttrice tv Federica Panicucci  e l`attrice Ambra Angiolini, hanno spedito all`estero il sangue cordonale dei bebè per averlo a disposizione all`occorrenza. Per l`associazione sarda, da anni impegnata per la promozione della terapia cellulare, «tale misura – che limita fortemente la  possibilità di conservare cellule staminali cordonali – è del tutto con l`articolo 10 della legge 219 del 2005», in base al quale «il ministero della Salute era tenuto a emanare entro luglio 2006 un decreto per l`istituzione di una rete nazionale di banche pubbliche e private accreditate per la conservazione delle cellule staminali del sangue del cordone ombelicale, nonché con la Direttiva europea del 31 marzo 2004 che ad oggi non è ancora stata recepita dallo Stato italiano». Il delicato tema nei giorni scorsi è stato anche al centro dell`assemblea del Comitato nazionale di bioetica. Il ricorso al Tar dell`associazione Osidea «mira di fatto a favorire l`apertura alle biobanche private e anticipa di poche settimane la scadenza del termine per recepire la direttiva comunitaria ribatte Luca Marini, vicepresidente del Cnb – che si ispira a una logica puramente mercantilistica. Noi abbiamo ribadito il principio della non commercializzazione del corpo umano, approvando la mia mozione. Spetta ora al Governo fare in modo che il recepimento della direttiva comunitaria sulle biobanche non favorisca la creazione di un mercato di cellule umane». Per Marini resta però un nodo, «quello della titolarità del cordone ombelicale, da cui deriva la stessa qualificazione, autologa, quindi per sè stessi, o allogenica, per altri, della conservazione e dell`utilizzo delle staminali cordonali: sarebbe auspicabile l`allineamento e le scelte normative alle prevalenti opinioni scientifiche, che attribuiscono al neonato la titolarità del cordone». Non è d`accordo Donatella Poretti, parlamentare radicale della Rosa nel Pugno e segretaria della Commissione Affari sociali che replica a Marini: «E` pericoloso accostare dichiarazioni contro la mercificazione del corpo umano alla possibilità di istituire biobanche private». Insomma, un dibattito rovente.