E se ci chiameran laicisti, cercheremo di non offenderci. Ci vediamo a Milano

Left
Marco Cappato

“Non potete, voi laicisti, prendervela con la Chiesa quando difende l`embrione e lodarla quando propone una grande amnistia e difende gli immigrati”: è questa una versione dell`accusa lanciata contro i “laicisti” (ci chiamano così), solitamente da parte di chi ha usato e si è fatto usare dalla Chiesa dell`embrione e ora teme la Chiesa dei detenuti e migranti. In pratica, ci accusano di comportarci come loro.

“E non potete essere per la democrazia -a volte aggiungono- ma bersagliare di ricorsi giudiziari le leggi che non vi piacciono: se ci si oppone all`ingerenza, bisogna opporsi sempre; se si è democratici, bisogna esserlo sempre”. Giusto. Ma la contraddizione, quando c`è, è di chi ritiene che le religioni debbano essere relegate a fatto esclusivamente privato e che non possano avere anche una dimensione pubblica (che non significa statale o parastatale, come invece avviene in Italia attraverso il meccanismo truffaldino dell`8 per mille e altri privilegi vaticani che compromettono la libertà religiosa).

Le religioni e i loro precetti hanno incidenza forte su vari aspetti di grande rilevanza sociale e politica, e non c`è bisogno di scomodare le teorie di John Rawls per auspicare che dall`interno delle religioni prevalgano correnti ed interpretazioni compatibili con la liberaldemocrazia su quelle fondamentaliste. L`impatto delle organizzazioni religiose è nefasto, da un punto di vista liberaldemocratico e libertario, quando tendono alla negazione della libertà di autodeterminazione di tutti i cittadini su temi come la sessualità o la famiglia, in nome di un`astratta sacralità della vita disposta a reprimere d`imperio le concrete scelte di vita di tutti.

Altre volte, in particolare per la difesa delle libertà fondamentali degli “ultimi” (carcerati, migranti, condannati a morte e perseguitati) la Chiesa e altre organizzazioni religiose operano in sintonia con la Costituzione, per far vivere diritti fondamentali ormai da considerare prevalenti anche alla volontà del legislatore “democraticamente” espressa (in realtà, espressa attraverso un dibat- tito avvelenato dalla violazione sistematica del diritto alla conoscenza).

Non vi è dunque contraddizione tra chi – come i radicali dell`associazione Luca Coscioni – crede nella democrazia e ha, al tempo stesso, contribuito a ottenere decine di condanne contro il legislatore italiano ed europeo per violazione dei diritti fondamentali alla salute e alla vita famigliare. Giuseppe Dalla Torre ha scritto su Avvenire che tale giurisprudenza «stravolge nei fatti l`assetto costituzionale dei poteri», in quanto i giudici non sono eletti. Difficile immaginare che, da parte radicale, si simpatizzi per uno strapotere giudiziario.

Impossibile però ignorare che i principi costituzionali impiegati contro la legge 40 su ricerca e fecondazione assistita sono in piena sintonia con quelli affermati anche da giurisdizioni internazionali come la Corte interamericana dei diritti umani e anche quella euro- pea, che è poi la stessa ad aver condannato l`Italia su carceri, giustizia e respingimenti di profughi. Anche a questo devono servire le Costituzioni e i Trattati internazionali, semmai indeboliti da giurisdizioni oberate di lavoro e boicottate da Stati nazionali gelosi della propria sovranità.

È dunque un percorso, il nostro, del quale rivendichiamo la coerenza e che intendiamo proseguire. Il diritto internazionale già prevede una sorta di diritto alla ricerca libera e all`autodeterminazione individuale. La recente sentenza della Corte di Strasburgo contro Adele Parillo non si è espressa nel merito. In occasione del nostro Congresso dell`associazione Luca Coscioni, il 25-26-27 prossimo a Milano, appronteremo nuovi strumenti di iniziativa politico-giudiziaria per far avanzare il diritto alla ricerca e ai suoi benefici in nuovi ambiti decisivi per le libertà di ciascuno. E se ci chiameranno laicisti, cercheremo di non offenderci.