Dolce morte, al Nordest favorevoli due su tre

di Fabio Bordignon
Due persone su tre, nella popolazione generale; quasi una su due, fra chi va in Chiesa tutte le domeniche: si conferma ampia, nelle regioni del Nordest, la quota di favorevoli all’eutanasia. Se una persona è sofferente a causa di una malattia incurabile, è giusto che il medico la aiuti a morire, se questa è la volontà del paziente.E’ cresciuta notevolmente, nelle rilevazioni svolte dall’Osservatorio sul Nordest, la frazione sociale che condivide la prospettiva della "buona morte".
I dati raccolti da Demos per Il Gazzettino interpellando un campione di mille persone, mostrano come il grado di accordo raggiunge i livelli più elevati nelle fasce giovanili della popolazione. Il fattore anagrafico, il fattore religioso, il fattore politico: sono queste le variabili che influiscono maggiormente nell’orientare le posizioni opinione pubblica in materia di eutanasia.
Due di queste, quanto meno, si tengono assieme in modo piuttosto stretto. Sono infatti gli anziani e le persone che frequentano con maggiore assiduità i riti religiosi a respingere l’ipotesi suggerita dal questionario posto da Demos. La curva definita dalle fasce anagrafiche che mostra un andamento piuttosto esplicito: la frazione di favorevoli a "staccare la spina", declina, scorrendo verso l’alto l’età. Si attesta intorno al 74%, fra chi ha meno di 35 anni. Scende intorno nella componente centrale delimitata dai 35 e i 54 anni. Scende infine sotto la media nelle due classi più anziane: di poco – al,62% – fra i 55 e i 64 anni, al 57% una volta superati i 65 anni.
Anche presso le generazioni più anziane, dunque, i favorevoli superano la maggioranza assoluta. Per scendere sotto il 50% dobbiamo considerare la ripartizione in base alla frequenza alla messa. Le stesse componenti più assidue, tuttavia, fanno registrare un risultato che lambisce questa soglia.
Fra chi dichiara una pratica religiosa elevata- prossima alla frequenza settimanale- l’accordo sull’affermazione proposta dal sondaggio coinvolge il 47% degli interpellati. Già fra i praticanti saltuari il dato si impenna al 74%, per poi crescere ulteriormente tra i non praticanti, dove circa otto persone su dieci rientrano nel gruppo dei favorevoli.
I dati proposti dall’Osservatorio rilevano, poi, come anche la politica "conti", nel definire gli orientamenti in materia.
Del resto, il tema, negli ultimi anni, è stato a più riprese al centro del dibattito (e dello scontro) politico. Nello specifico, durante la lunga agonia di Piergiorgio Welby, protagonista di una sentita campagna contro l’accanimento terapeutico e per il diritto alla "buona morte".
Proprio nei giorni scorsi, peraltro, un altro caso ha riacceso i riflettori su questo argomento. Secondo alcuni, il primo caso di applicazione del testamento biologico: Vincenza Santoro Galiani, affetta da Sla ( sclerosi laterale amiotrofica), attraverso il marito- nominato grazie ad una legge ai più sconosciuta, "amministratore di sostegno" – ha negato il consenso alla ventilazione forzata e alla tracheotomia. Alla crescita dell’attenzione pubblica e politica sul tema, peraltro, è corrisposto, un allargamento, significativo della frazione sociale favorevole all’eutanasia.
In particolare, il dato è salito di oltre dieci punti nell’arco di un solo anno: dal 55%, dell’aprile 2006, al 67% del gennaio 2007. La rilevazione del 2008 conferma il dato rilevato un anno prima, e conferma, allo stesso tempo, la presistenza di forti divisioni di natura politica.
Ciò nondimeno, guardando ai diversi elettorati, solo in quello dell’Unione di Centro i favorevoli all’eutanasia assumono un peso minoritario.
Tra le persone che destinano il loro voto alla coalizione berlusconiana si sale intorno alla media generale, mentre il valore cresce fra le persone che, nello spazio politico, si collocano a sinistra.
I favorevoli sono, infatti il 73% fra gli elettori del Partito Democratico e dell’Italia dea Valori, mentre si sale al 79% fra quelli della Sinistra Arcobaleno.