Centinaia di migliaia di americani, criminali e vittime, hanno scoperto che il loro codice genetico è schedato. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha appena sentenziato che i geni umani – cioè i “pezzi” di dna – non sono brevettabili. Nel frattempo, il principe William d’Inghilterra ha scoperto di avere un antenato indiano proprio dalle analisi sul suo codice genetico. In questi giorni tutti parlano di dna perché è l’affare del secolo: entro il 2017 solo negli Stati Uniti il mercato del biotech, grazie all’incidenza delle malattie genetiche e dei test necessari per la loro valutazione, varrà 1,7 miliardi di euro. Gli esami sono come quelli che si fanno per sapere a quali malattie siamo più vulnerabili: come quello fatto dall’attrice Angelina Jolie, che analizzando il suo codice genetico ha scoperto un rischio di ammalarsi di cancro al seno dell’86% e ha deciso di correre ai ripari con un’operazione. Attenzione, però, non significa che sia già tutto determinato: questa settimana al World Science Festival di New York è stato ribadito che ambiente e stile di vita influenzano i nostri geni e possono modificarli (questa disciplina si chiama epigenetica).
Di sicuro, conoscere il dna è la chiave per vivere più a lungo e sarà proprio questo il tema dell’annuale conferenza internazionale The Future of Science di Venezia (dal 19 al 21 settembre, info su thefutureofscience.org), organizzata dalle fondazioni Veronesi, Giorgio Orti e Silvio Tronchetti Provera. Comunque sia, una vita lunga non si potrà mai brevettare: i giudici americani questa settimana hanno fatto cadere il monopolio dell’azienda che produceva i test capaci di individuare le mutazioni dei geni BRCA1/2 (gli stessi della Jolie) e il prezzo di questi ultimi è passato subito dai 3000 ai 995 dollari, poco meno di 750 euro. Bene? Non per la ricerca, spiega Elia Stupka, co-direttore del centro di Genomica traslazionale e bioinformatica, dell’Ospedale San Raffaele di Milano: «Negare la brevettabilità può permettere a enti come ospedali e centri di ricerca di fare rapidamente e a basso costo test genetici, dall’altro lato potrebbe limitare la capacità di attrarre finanziamenti per sviluppare al meglio la diagnostica». Oggi in Europa una direttiva (la 98/44/ EC) permette la brevettabilità di prodotti biologici, incluse le sequenze dei geni, purché siano isolati dal loro ambiente naturale. «In pratica permette di brevettare prodotti sintetici di dna, ma nega che sia possibile brevettare il codice genetico di una persona». Almeno per ora.
L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.