“Dj Fabo mi aveva manifestato la sua volontà di andare incontro a una liberazione da una vita che lo rendeva prigioniero”. A spiegare il dolore provato dall’ex broker milanese, morto in una clinica svizzera lo scorso 27 febbraio, servono le parole di uno dei suoi medici curanti. A evidenziarlo sono i magistrati milanesi nella richiesta di archiviazione contro Marco Cappato, l’esponente radicale che ha accompagnato in Svizzera il dj trentanovenne lo scorso 27 febbraio e indagato per “aiuto al suicidio“.
Un altro medico parla di un dolore “di una intensità insopportabile” che il dj era costretto a subire in seguito a un incidente stradale del 2014 che lo aveva reso tetraplegico e cieco. Gli spasmi potevano colpirlo anche “60 volte al giorno” e ogni volta un infermiere intervenire per somministrargli un antidolorifico.
Medicinali la cui assunzione provocava “la perdita di lucidità e la capacità di interazione“, come ha messo a verbale davanti ai pm lo stesso Cappato.
I pm ricordano anche come Fabo abbia deciso “di rifiutarsi di rispondere alla madre e alla fidanzata Valeria, finché non avessero assecondato la sua prospettiva di farla finita“.
La richiesta di archiviazione sarà ora valutata dal gip Luigi Gargiulo.
IL DOCUMENTO INTEGRALE
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