Dillo al Messaggero / Sprecopoli delle Asl. La carrozzina? Ci costa il quadruplo

Claudio Marincola

Sprecopoli delle Asl. La carrozzina? Ci costa il quadruplo
ROMA – Un cuscino ortopedico acquistato a Udine, stesso codice, stesso prodotto, costa il triplo che a Biella. Un materasso antidecubito acquistato dalla Asl di Milano può costare anche il 30% in più di quanto lo ha pagato la Asl di Varese che pure è capofila e mette insieme qualcosa come 4 milioni di utenti.E una carrozzina pieghevole ad autospinta stabilizzante per adulti (cod. 12.21.06.039, decreto ministeriale 322/1999) pagata cash 136 euro a Roma può essere fatturata alla Asl 473,38 euro + Iva (4%). È la sprecopoli delle Asl.

Problema che riguarda tutti e in particolare 3 milioni di anziani non autosufficienti, più disabili e invalidi. Tutti alle prese con il federalismo sanitario, macrocosmo dove ognuno munge la sua mucca e tutti mungono qualcosa. Che vuol dire, però, business milionario per qualcuno e chiusura “causa fallimento” per altri.
Ecco quello che un piccolo imprenditore romano costretto a chiudere il suo negozio di articoli sanitari ha raccontato a Dillo al Messaggero: «Se avessi avuto soldi da investire oggi sarei ricco, mi sarei convenzionato con le Asl, avrei comprato a 100 per ricavare 500. Perché gli affari li fa chi può rimanere anche 2 o 3 anni senza incassare un euro per poi realizzare grandi utili. Soldi sicuri, perché le regioni pagano tardi. Ma pagano e con gli interessi. E se alla fine ti fai i conti è meglio che giocare in Borsa».

Ma per uno che ha tentato onestamente di giocarsi le sue carte altri dieci si allargano. «Il sistema dell’assistenza protesica è fuori controllo, non ci sono più regole. Le Asl non sanno cosa comprano. Non controllano la qualità. Chi fa gli acquisti spesso non è competente e il servizio sanitario nazionale non sa quanto spende», ammette, senza giri di parole Maria Teresa Agati, presidente del Csr, il Centro studi e ricerche della Confindustria.
Il Nomenclatore è un sistema di norme datato 1999 con elenchi che risalgono al ’95. Fissa le tariffe di riferimento per le singole tipologie. La Corte dei conti lo revisionò e la Bindi, all’epoca in cui era ministro, pose come limite di validità il 31 dicembre del 2000 rilevando «disfunzioni nel corretto funzionamento del mercato».
L’Antitrust tirò una riga. Distinse tra prodotti personalizzati da erogare a tariffa, e prodotti standard da acquistare con procedure pubbliche di gara. «Ma oggi siamo all’assurdo – denuncia la presidentessa del Csr, che da almeno 10 anni studia il settore – che uno stesso articolo può essere pagato il doppio o il triplo da due Asl confinanti. E allora chi ha sbagliato? Chi ha pagato un letto 70 euro in cambio di un prodotto scadente o chi ne ha sborsati 200 scegliendo il migliore? Senza dire che molte gare sono fatte mettendo insieme decine di tipologie diverse e poche unità di un prodotto civetta».

Sanità low cost. Il Nomenclatore elenca le tipologie ma non definisce i requisiti essenziali del prodotto, come invece succede in Francia e in Germania o anche nei Paesi scandinavi che pongono da sempre un’attenzione al riutilizzo. Vengono indicati marchi, modelli, caratteristiche, prezzi. Da noi ci sono molte aziende serie che rispettano i parametri, curano i particolari, realizzano materiale riciclabile ma magari non hanno accesso al credito. E altre più spregiudicate che costruiscono prodotti fatti su misura per il Nomenclatore che non sono efficaci. «È un sistema che doveva finire 8 anni fa ma che è già sopravvissuto agli ultimi 3 governi», punta il dito Teresa Agati. Carrozzine e materassi low cost: da dove arrivano? «Basterebbe guardare le nostre importazioni doganali e il dato diventa ineludibile. Ad una sala espositiva di una Asl del Centro Italia 3/4 dei prodotti erano cinesi».


Gomorra
. La scena è la stessa che Saviano racconta nell’incipit del suo best-seller. Carrozzine, materassi antidecubito, letti ortopedici, busti, che sbarcano nei porti di Napoli, Taranto o Palermo. I camion scaricano i container con all’interno presidi made in China. Sono destinati a malati gravi, disabili, pazienti affetti da patologie invalidanti. Ma sono pensati per rientrare nei requisiti minimi, conformi alle nostre direttive, fatti per costare poco ai fornitori, molto alle nostre Asl. Un esempio su tutti un cuscino a disco elastico antidecubito, pagato 78 euro da Milano1, è costato 36 a Biella ma è fatto con gli scarti dei tappi per le orecchie.

Interessi boom. Il Nomenclatore elenca vecchie tipologie che non tengono conto delle innovazioni intervenute negli ultimi 10 anni in un settore dove la tecnologia gioca un ruolo determinante. Tutto va al rallentatore anche i pagamenti. «Abbiamo trovato fatture non pagate che risalivano al 2002 – fa sapere Luigi Nieri, assessore al Bilancio della Regione Lazio, la più indebitata d’Italia, quella che toccò il picco dei 10 miliardi di “buco” – Abbiamo pagato interessi superiori al capitale». Per un credito di 6 mila euro la quota di interessi moratori era arrivata a 20 mila, che sono diventati 10 mila dopo la transazione.
Il settore delle ortopedie è costituito da centinaia di piccoli fornitori, per la stragrande maggioranza onesti. Alcuni non ce l’hanno fatta, i ritardi li hanno mandati gambe all’aria. Altri hanno ceduto il loro credito a società gestionali. La Regione Lazio s’è vista così aggredita da centinaia di decreti ingiuntivi. In questa guerra senza esclusioni di colpi c’è stato anche chi da fornitore si è trasformato in finanziaria. E chi dinanzi ad una Regione disposta a trovare un accordo per pagare i debiti accumulati dalla Asl ha preferito tirare per le lunghe e continuare a incassare il ricco 10% annuo.

All’inizio del 2008 il ritardo medio della Pisana oscillava intorno ai 440 giorni. «Ora siamo scesi a 280 ma il nostro impegno già in questi primi 6 mesi del 2009 e attestarci intorno ai 180 giorni, come prevede la delibera adottata dalla giunta regionale», rivendica Nieri. I fornitori si sono impegnati dal canto loro a rinunciare al contenzioso e nel contempo spingono per aggiornare le tariffe. La Protesica insieme ai Reagenti rappresenta una delle categoria da monitorare. Alla Regione si sta mettendo in piedi una centrale unica per gli acquisti. L’alternativa è continuare a pagare un articolo il triplo del costo reale di mercato. Per scoprire magari un giorno che veniva dalla Cina.
 

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