Diagnosi preimpianto un affare privato

Pubblico

Da tre anni si può anche in Italia, ma nessuna strutturapubblica la fa. La battaglia di Teresa, talassemica

Martina è stata l`ultima: «I medici ci dicevano:dovete affrettarvi, prima che approvinola legge 40», racconta la mamma, sarda,di Capoterra, che solo per pudore nasconde lasua vicenda dietro nomi di fantasia: Martina,Daniela. Lei e suo marito, portatori sani di microcitemia,hanno fatto prima del parlamento.

Nel settembre del 2004, quando i nuovivincoli imposti alla procreazione assistitaerano già entrati in vigore, hanno messo almondo Martina. All`Ospedale Microcitemicodi Cagliari se la ricordano ancora. L`ultimabambina a cui hanno potuto evitare un calvariodi cure, trasfusioni, farmaci e sofferenze, grazie alla diagnosi preimpianto. «Il rischio dimettere al mondo un figlio malato di talassemia è troppo alto per le coppie di microcitemici,il 25% – racconta Daniela -, non avreipotuto iniziare una gravidanza sapendo chemolto probabilmente sarei stata costretta adabortire».Otto anni dopo: stesso ospedale, stessi medici.Teresa, la chiameremo così, sarda anchelei, ha le stesse preoccupazioni di Daniela. Inpiù è talassemica. Quindi, sa sulla pelle cosavuol dire: lei e suo marito vogliono mettere almondo un figlio solo con la diagnosi preimpianto.Si sono rivolti al Microcitemico,avamposto d`eccellenza nella loro regione,una delle più colpite dalla talassemia. Teresaè anche infertile, quindi comunque dovrebbericorrere alla procreazione assistita. Solo che al Microcitemico le hanno risposto che la diagnosipreimpianto non la fanno più.

Con l`entrata in vigore della legge 40, sonostati costretti a smantellare tutto, da un momentoall`altro, perché così aveva deciso ilparlamento italiano. E da allora non l`hannopiù. ripristinata. Anche se nel 2009 la sentenzadella Corte Costituzionale ha rimosso i divietiche la rendevano impraticabile, ovveroha autorizzato la produzione di più di tre embrionie ha rimosso l`obbligo di impiantarlitutti contemporaneamente. Da allora, la diagnosipreimpianto si può di nuovo fare anchein Italia. E però al Microcitemico di Cagliarinon hanno ancora ripreso a farla. E non solo 11.Anche se il divieto è caduto, nessun ospedaleitaliano si è attivato per garantire alle sue pazientiquesta tecnica, fondamentale per diagnosticarenon solo la talassemia ma anche ladistrofia muscolare, la fibrosi cistica, etc. Tutte malattie genetiche, che selezionandotra i diversi embrioni quello sano, è possibileevitare di trasmettere al feto.«Sapete indicarmi qualche centro pubblicoche la faccia?» , recitano gli Sos disperati lanciatedalle mamme nella rete. La risposta è no:nessun centro pubblico la fa. E purtroppoquando si accende una speranza, si rivela infondata.«Noi non la facevamo neppure prima»,si schermisce Antonio Colicchia, primariodi ginecologia presso il centro Sant`Anna di Roma: «In effetti a mia conoscenzanon esistono strutture pubbliche che la facciano».Sembra impossibile, quindi chiediamoalla responsabile del registro nazionaledei centri per la procreazione medicalmenteassistita, Giulia Scaravelli. Nell`ultima relazionesulla fecondazione in vitro stilata per il parlamento la pgd non è neppure menzionata. «Ma dal momento che la legge la consente, suppongo che la facciano anche alcune strutture pubbliche», ci risponde. Possibile che non lo sappia con certezza neppure lei? Su suo suggerimento, proviamo a chiamare il “centro sterilità” attivo presso l`ospedale Maggio re di Milano: «No signora, non la facciamo».

Proviamo allora con la clinica Humanitas, sempre a Milano, che è privata, ma almeno convenzionata. Non la fanno neppure lì. Sempre sul registro nazionale, c`è scritto che a Pisa si fa. Chiamiamo: non è vero. «Non la facciamo neppure noi» . Al Careggi di Firenze: nemmeno. Al Sant `Anna di Torino: nulla. E però, la legge dice che la donna ha diritto a conoscere lo stato di salute dell`embrione, prima che le venga impiantato. Ma se nel pubblico la diagnosi non la fa nessuno? «La donna non ha scelta, deve rivolgersi a un privato», confermano i medici con cui parliamo.

Anche in privato, a dire il vero, sono pochi i centri che la fanno: un laboratorio genetico a Roma, Genoma, uno a Salerno, uno a Catania, un centro per la fertilità a Bologna, il Sismer. Lì l`Italia torna ad essere un paese moderno. Ma solo per chi può permetterselo. Per un ciclo di fecondazione (3500 euro) più diagnosi si arriva a spendere fino a novemila. E se va male, rischi di doverne cominciare un altro. In cambio, pagando, ti riprendi i diritti che lo Stato non ti garantisce. E chi i soldi non ce li ha? Teresa ha deciso di non arrendersi a questo gioco. Vuole fare la diagnosi preimpianto e vuole farla in un ospedale pubblico, il suo, il Microcitemico di Cagliari, dove prima che entrasse in vigore la legge più di 40 donne hanno potuto farla. Assistita dall`avvocato Filomena Gallo, legale di molte coppie vittime dei divieti introdotti con la legge sulla procreazione assistita e presidente dell`associazione Luca Coscioni, ha portato la sua vicenda davanti al tribunale di Cagliari. «Non garantire questa tecnica – sostiene Teresa, assistita dal suo avvocato – è interruzione di pubblico servizio». La sua battaglia è appena agli inizi. E non può perderla.