Diagnosi preimpianto – Primo sì di un giudice

la Stampa
Maria Corbi

In nome dell`Europa si possono eseguire test sugli embrioni prima dell`impianto. Il tribunale di Cagliari ha autorizzato una coppia – lei talassemica, lui portatore sano dell`anemia – alla diagnosi obbligando l`Ospedale Microcitemico di Cagliari ad eseguire il test, rispettando 
in questo modo la sentenza della Corte europea dei diritti dell`uomo di Strasburgo che lo scorso giugno ha accolto il ricorso presentato da una coppia italiana (portatrice sana di fibrosi cistica) contro la legge 40 del 2004 sulla fecondazione assistita. 
La coppia avrebbe potuto rivolgersi ad una struttura privata i cui costi però si aggirano intorno ai 9000 euro a ciclo, cifra impossibile per il loro reddito. Le strutture pubbliche che eseguono interventi di procreazione medicalmente assistita, dice il giudice, devono necessariamente dotarsi anche delle attrezzature atte a svolgere la diagnosi preimpianto per le coppie affette da malattie genetiche. 
Qualora non fossero in grado, la sentenza prevede che l`azienda possa ricorrere ad altre strutture sanitarie. Giovanni Monni, primario di Ostetricia e Ginecologia, Diagnosi prenatale e preimpianto, terapia fetale, dell`ospedale Microcitemico di Cagliari, dove è seguita la coppia 
dal cui ricorso è scaturito il riconoscimento del diritto a sapere se l`embrione è sano, ha spiegato che «l`ospedale non è in grado, in questo momento, per mancanza di personale, di biologi, di poter fare la diagnosi preimpianto». «Quindi io farò la parte che mi compete, quella di fare la fertilizzazione in vitro, poi il prelievo di una cellula dell`embrione, Questa cellula dovrebbe essere esaminata dal laboratorio di genetica prenatale, che non dipende da me, ma dalla professoressa Maria Cristina Rosatelli, che in questo momento non è in grado di eseguirla per mancanza 
di personale». 
Una situazione che rispecchia quella nazionale e che dovrebbe iniziare a cambiare le cose. Secondo l`associazione Luca Coscioni la sentenza corregge «la situazione italiana in cui su 357 centri di Pma attivi, nessuno dei 76 pubblici offre la diagnosi preimpianto, nonostante con le linee guida Turco del 2008 sulla legge 40/2004 sia consentita». 
E dunque, questa di Cagliari, è un`altra sentenza «contro» legge 40 sulla fecondazione assistita, che dal 2004 a oggi è stata oggetto di diverse sentenze e pronunciamenti. «Nei prossimi giorni attendiamo nuove ordinanze di tribunali in merito ad altri aspetti della legge 40, come la fecondazione eterologa», avverte il segretario dell`Associazione Coscioni Filomena Gallo. 
Nel 2007 il tribunale di Cagliari aveva già autorizzato la diagnosi preimpianto nel settore pubblico, disapplicando le linee guida sulla legge 40 allora vigenti. Sentenza che però è rimasta ineseguita trattandosi di un pronunciamento a livello interpretativo. «Quella appena emanata dallo stesso tribunale», ha chiarito Gallo, è invece «la prima sentenza che entra nel merito della questione». Ma già l`Europa era stata chiarissima 
definendo incoerente il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto degli embrioni in quanto allo stesso tempo un`altra legge dello Stato permette alla coppia di accedere per il feto a un aborto terapeutico. 
Si riapre così un dibattito infinito sul tema bioetico, sui limiti da imporre al desiderio di maternità e paternità e sull`eugenetica. Ma forse basterebbe ascoltare mamma Teresa, a cui il Tribunale ha dato ragione: «Voglio solo che mio figlio non sia malato». Eugenetica? «Non mi importa nulla che sia maschio o femmina, biondo o bruno. Voglio solo che non soffra, e io so di che parlo».