Diagnosi Preimpianto, Filomena Gallo: “Cara ministra, che fa per questa ingiustizia?”

Intervista de la Repubblica a Filomena Gallo

«Cara ministra Grillo, quanto deve costare non trasmettere una malattia genetica a un figlio? Quanto tempo, dolori e soldi devono pagare le famiglie, per evitare ai bambini quello che hanno passato loro?» Filomena Gallo, segretario dell’associazione Coscioni, avvocato protagonista dei numerosi ricorsi che hanno cambiato la legge 40, abbattendo divieti sulla fecondazione assistita, chiama in causa la titolare della Salute.

D: Sono passati 4 anni dalla sentenza della Consulta…

R: «E ancora molto c’è da fare. Nel 2015, la Corte Costituzionale ha fatto cadere il divieto di accesso alla procreazione assistita per le coppie fertili ma portatrici di patologie genetiche e quindi l’accesso alla diagnosi pre-impianto». Cosa prevedeva la sentenza? «Con la diagnosi si può scegliere l’embrione non affetto da una malattia conosciuta dalla coppia, e questa non è eugenetica».

D: E poi cosa è accaduto?

R: «L’esame non è stato messo per scelta politica nei livelli essenziali di assistenza, pagati dal sistema sanitario nazionale. Il risultato è che solo otto regioni consentono la diagnosi col ticket. Nelle altre si paga, così la gente si ritrova a doversi mettere in viaggio o a chiedere mutui, per rivolgersi a centri privati con costi fino a 7000 euro. Un’ingiustizia, un’offesa ai cittadini e alle decisioni della Consulta».

D: Cittadini di serie A e B?

R: «Sì, in questo modo si viola il principio di uguaglianza economica, di accesso alle cure, la possibilità di fare famiglia, cosa strana per governi che temono tanto la natalità zero».