Dalla cantina al business internazionale

La Stampa
Niccolò Zancan

Bisogna ammetterlo, non  eravamo arrivati fino a  questo punto. Fino a vedere  Davide Vannoni nelle vesti  di un ricercatore dell’Università  di Brescia, presentarsi  come collaboratore del professor  Porta degli Spedali Civili.  Eccolo: entra in un cardio centro  di Lugano.  Spiega chi è, chiede la disponibilità  di una «clining  room» per le infusioni  di staminali, inganna i  suoi interlocutori e ottiene il  via libera. Non conoscevamo  questa doppia identità. Come  non conoscevamo l`hostess  pagata per fare l`infermiera.  L`amico farmacista che  si spacciava per dottore. E  tutti insieme, protagonisti e  comparse, battevano consolati  e ambasciate di Capo Verde,  per illustrare il grande progetto  per portare Stamina alla  clinica Murdeira sull`isola  di Sal. Sembra quasi una fuga,  adesso. Il tentativo di perpetuare  se stessi al di fuori dai  confini italiani, mentre la situazione  precipitava.  Sono gli ultimi sviluppi dell`inchiesta  dei Nas dei carabinieri,  coordinati dal procuratore  Raffaele Guariniello. Sei anni  di lavoro difficilissimo. Controcorrente.  Fatto su fatto. Vittima  dopo vittima. Risalendo campagne  mediatiche orchestrate ad  arte, in cui il dolore dei pazienti è  stato usato come mezzo di persuasione.  Nel provvedimento di    chiusura indagini è citata un`intervista  di Vannoni «che ha diffuso  uno stato di allarme nella  popolazione». Questa: «Senza le  mie cure possono morire fino a  18 mila persone». Terrore. Pazienti  «usati come cavie». Bambini  malati mostrati su Facebook  per commuovere un po` di  più. Fino a 48 mila eui o per singolo  trattamento.  Adesso è tutto scritto su carta  intestata alla «Procura della  Repubblica». Quello che «La  Stampa» aveva documentato  con interviste, reportage e commenti  dei più importanti scienziati.  Non c`era nessun metodo.  Non era una cura. Neppure loro  sapevano cosa stessero somministrando.  Abbiamo usato per  anni parole sbagliate. Erano  «falsi documenti», «autocertíficazioni  mendaci». Erano «ricorsi  ai Tribunali del Lavoro in  spregio agli autorevoli pareri del  Consiglio Superiore, di Sanità e  al divieto imposto dall`Aifa». Il  metodo Stamina non era neppure  un`invenzione, ma copiato da  Wikipedia. Prometteva guarigioni,  ma era una storia di soldi.  Ecco il professore di psicologia  Davide Vannoni, nelle parole  dagli investigatori: «A suo dire  neuroscienziato, ma di fatto  animato dall`intento di ricavare  guadagni grazie a pazienti con  malattie degenerative senza  speranza». È lui «il capo». Lui  «il promotore e l`organizzatore  dell`associazione a delinquere  finalizzata alla truffa». Ci sono  111 vittime accertate. Pazienti a  cui era stato promesso un miracolo  impossibile. Non guarivano.  Non erano vere neppure le  prescrizioni di quindici medici  che Vannoni citava sempre a  suffragio del suo metodo. Interrogati,  tutti e quindici hanno  preso le distanze. Non avevano  mai fatto esami strumentali.  Non avevano potuto constatare  nessun miglioramento. E dunque:  l`inesistente metodo Stamina  non aveva neppure il pregio  di essere innocuo. «Risultano  anzi essersi verificati eventi    avversi in un numero significativo  di pazienti trattati», scrive  il procuratore Guariniello.  Condizioni igieniche inadeguate,  in sedi non controllate.  Conoscevamo lo scantinato buio  di via Giolitti a Torino, il centro  Benessere Exclusive Me di  San Marino. Una scrivania come  lettino. Un addetto alle pulizie  come infermiere. L`iniezione  con il cuscino dietro la schiena.  Con il professor Vannoni che  maneggia provette; indica il  punto esatto dove puntare  l`ago, visita i pazienti, entra in  sala operatoria con abiti sbagliati.  Con la biologa Erika Molino,  mai iscritta all`albo dei Biologi,  che si allontana prima di  un`infusione dicendo: «Vado a  mettere l`ingrediente segreto».  Con il vicepresidente Andolina  che «pratica personalmente  un`iniezione intratecale endovenosa  e poi conserva un campione  biologico di un malato».  Per passare, nel corso degli anni,  dalla fase clandestina a quella  istituzionale. Eppure….  Anche all`Istituto Burlo e Garofalo  di Trieste tutto è successo  fuori dal controllo. Anche a  Brescia. Dove Stamina riesce  ad entrare perchè tre diversi  medici, fra cui il direttore sanitario  Ermanna Derelli, intendono  sottoporre tre loro parenti al  trattamento, facendolo pagare  al Servizio Sanitario Nazionale.  Un cortocircuito tale, che a un  certo punto Vannoni arriva a  scrivere di suo pugno una nota  firmata dal direttore generale  dell`ospedale. Per sbloccare il    trattamento «di persone in imminente  pericolo di vita». Ma  anche qui, come sempre, il metodo  non è metodo, la cura non  è cura. Tutto viene fatto in condizioni  «di inadeguatezza»,  «con procedure non conformi»,  «con carenza di controlli»,  «senza fornire protocolli»,  «senza procedura per la tracciabilità  delle cellule», «imponendo  al personale di Stamima  di mantenere segrete le procedure».  Di tutto questo, Davide Vannoni  e l`amico Gianfranco Merizzi,  presidente dell`azienda  parafarmaceutica Medestea,  volevano farne un business planetario.  «Creando rapporti organizzati  e finalizzati alla commercializzazione  nazionale e  mondiale della cosiddetta terapia  Stamina», scrivono gli investigatori.  Società in Svizzera. Diritti  esclusivi. E soldi, soldi, soldi.  Come scrive lo stesso Merizzi  nella nota integrativa al bilancio  della sua società: «Le potenziali  forti sinergie prospettatesi  fra Vannoni e Medestea hanno  permesso di disegnare un progetto  di portata internazionale  che sarà controllato dalla nostra  società. L`anno 2013 è previsto  come anno di investimenti,  mentre per il 2014 si prevedono  i primi importanti introiti.  Sono in corso contatti avanzati con  Messico, Hong Kong, Svizzera».  Non proprio un progetto  «compassionevole».