Dal corpo del malato al cuore della politica

Andrea Trisciuoglio

Da otto anni attivista e consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni, da cinque anni malato di sclerosi multipla, da un paio di anni curo la mia patologia con farmaci cannabinoidi e ho iniziato con l’associazione a informare i cittadini malati che tentano di orientarsi nel caotico mondo italiano della cannabis terapeutica. Spieghiamo loro come in Italia sia possibile superare burocrazia e ignoranza per vedersi riconosciuto il diritto alla salute.

Andando a verificare quali potrebbero essere le classi di ammalati che possono migliorare il loro stato con l’impiego dei derivati della Cannabis, ci rendiamo conto che non si tratta poi di piccoli numeri. Una semplice ricerca su “Medline”, la principale banca dati medica, lista circa un migliaio di articoli sui possibili usi di cannabis/cannabinoidi in diverse patologie. La cannabis si è rivelata utile nel glaucoma, le ischemie cerebrali (ictus), i glioblastomi, le epilessie, la sindrome di Tourette, l’osteoporosi, l’obesità, l’artrite reumatoide e altre malattie infiammatorie croniche di origine autoimmune. E questo senza considerare le applicazioni ormai consolidate, e supportate da evidenze incontrovertibili, come quelle contro la nausea e il vomito nelle chemioterapie antitumorali, e la stimolazione dell’appetito nella sindrome da deperimento da AIDS. La ricerca conferma inoltre che i cannabinoidi hanno un ottimo profilo di tollerabilità con scarsa incidenza di effetti collaterali.

Per ultimo, ma di attualità è la valorizzazione della proprietà sinergica che manifestano i cannabinoidi quando sono associati ai farmaci oppiacei. Ciò consente di ridurre le dosi dei secondi che spesso provocano effetti collaterali molto gravi: arresto cardiaco, blocco intestinale, dipendenza e assuefazione, garantendo nel tempo perciò una migliore e più duratura attenuazione dei dolori cronici.

Chi intende utilizzare questi farmaci dovrebbe richiederne l’importazione da un Paese estero, dove sono regolarmente registrati, con i relativi problemi di approvvigionamento per le farmacie. La soluzione al problema di rendere sempre ed immediatamente disponibili i preparati derivati dalla Cannabis, sarebbe quella di produrre a livello nazionale questa sostanza. L’ipotesi non è remota e neppure proibita dalla nostra legislazione. Infatti già è operativo un centro di ricerca pubblico a Rovigo che da anni è in grado di produrre chilogrammi di Cannabis di diverso tipo e con varie combinazioni di cannabinoidi. Ora questi materiali vegetali devono essere inceneriti.

Il prodotto vegetale, per essere fruibile dai pazienti, deve essere trasformato in preparazione medicinale a tutti gli effetti e perciò deve essere lavorato da un laboratorio autorizzato, di tipo farmaceutico. Una struttura pubblica che ha la possibilità di fare questa trasformazione è ad esempio lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.

Per fruire liberamente dei cannabinoidi si dovrà trovare un medico che li prescriva. Purtroppo la stragrande maggioranza dei medici non conosce il farmaco e la richiesta è sotto la loro esclusiva responsabilità, anche se il paziente firmerà il consenso informato scritto, che è obbligatorio per tutti i farmaci importati dall’estero ma non ancora disponibili in Italia ai sensi del DM 11-2-97. Il diritto alla cura è lasciato alla valutazione dell’ente locale, per cui se ci si ammala di sclerosi multipla è meglio abitare in Puglia o dovunque il buon senso di un medico voglia aggirare una legge mal scritta. Ogni limitazione della conoscenza in nome di pregiudizi ideologici è un contributo al perpetuarsi di dolori e sofferenze.

Nel luglio 2007 è stato promosso un appello al Ministro della Salute, sottoscritto da alcune centinaia di medici e ricercatori italiani, in cui si chiedeva:
– Un’immediata iniziativa ministeriale per inserire la Cannabis ed i suoi derivati – al pari degli oppioidi – nella tabella II-B;
– Un impegno del Ministro della Salute a garantire le importazioni di Nabilone, Marinol, Sativex e Bedrocan, in passato regolarmente autorizzate dal ministero in base al D.M. 11 febbraio 1997;
– Un impegno del Ministro della Salute a fare quanto nelle sue prerogative per rimuovere gli ostacoli e a stimolare la ricerca su endocannabinoidi, cannabinoidi naturali e di sintesi.
Abbiamo ribadito il nostro motto “Dal corpo dei malati al cuore della politica” e abbiamo fatto presentare da 7 regioni la pdlr elaborata con il contributo determinante dell’associazione Luca Coscioni, in collaborazione di PICe ACT che tiene in considerazione le necessità di molti malati e le norme nazionali.

Ne va del diritto dei malati alla cura.