Cosa c’è in gioco domani alla Consulta

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L’Espresso
Alessandro Gilioli

Filomena Gallo, avvocato, è il segretario dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca. A questa associazione, una delle più attive della “galassia radicale”, dobbiamo buona parte dei ricorsi a corti italiane e internazionali che negli anni hanno smantellato quasi tutta la legge italiana sulla fecondazione assistita e le sue proibizioni medievali. Adesso siamo all’ultimo passaggio: quello che riguarda la libertà di ricerca scientifica. Domani, infatti, la Corte Costituzionale discuterà del divieto di utilizzo per la ricerca degli embrioni non idonei per una gravidanza. Che oggi vengono di fatto “buttati” e non sono utilizzabili per la scienza.

Cosa c’è in gioco, alla Consulta?
«Domani potrebbe essere un giorno molto importante per la scienza italiana. Potrebbe essere cancellato un altro dei miopi divieti della legge 40 del 2004: attualmente nel nostro Paese gli embrioni non idonei per una gravidanza sono condannati a morire inutilmente nei crioconservatori, senza alcuna destinazione. Mentre i ricercatori italiani sono costretti a importare cellule staminali embrionali dall’estero per poter condurre, al pari dei loro colleghi nel resto del mondo, studi e ricerche che potrebbero portare alla cura di patologie come il Parkinson, il diabete e alcune malattie dell’occhio, cambiando così la vita di milioni di persone. Persone come Martina, giovane mamma diabetica da quando aveva 11 anni, che ci ha affidato la sua storia e le sue speranze in questo video».

Come vi siete mossi voi della Coscioni dal punto di vista giuridico?
«Con i miei colleghi Gianni Baldini, Massimo Clara e Cinzia Ammirati, abbiamo presentato una istanza alla Corte Costituzionale affinché i giudici valutino la possibilità di azionare i poteri istruttori e ascoltare alcuni tra i più illustri scienziati e ricercatori di fama internazionale. Pensiamo che queste audizioni siano molto opportune, infatti, alla luce delle questioni in discussione e della specificità della cultura scientifica di cui si discute, che ha ricaduta costituzionale per la tutela della ricerca scientifica e il diritto alla scienza finalizzata alla tutela della salute collettiva. Si tratta di una prerogativa esclusiva dalla Corte».

Il governo Renzi sembra non essere d’accordo su questo…
«Il governo tenta di opporsi sostenendo, nella memoria dell’avvocatura di Stato, che non sussisterebbero i presupposti per raccogliere queste testimonianze poiché “il legislatore aveva già tenuto conto dei differenti interessi in gioco” in occasione del dibattito parlamentare, avvenuto oltre 12 anni fa. Ma la giurisprudenza costituzionale ha affermato nel tempo che “non è il legislatore a poter stabilire direttamente e specificamente quali siano le pratiche terapeutiche ammesse, con quali limiti e a quali condizioni; poiché la pratica dell’arte medica si fonda sulle acquisizioni scientifiche e sperimentali, che sono in continua evoluzione, la regola di fondo in questa materia è costituita dalla autonomia e dalla responsabilità del medico che, sempre con il consenso del paziente, opera le scelte professionali basandosi sullo stato delle conoscenze a disposizione. Autonomia del medico nelle sue scelte professionali e obbligo di tener conto dello stato delle evidenze scientifiche e sperimentali configurano dunque un altro punto di incrocio dei principi di questa materia”. La tutela delle blastocisti-embrioni residuati a cicli di procreazione medicalmente assistita, che non sono idonei per una gravidanza  e sono quindi destinati a morire senza destinazione, non trova fondamento normativo e non può limitare l’accesso ai benefici della ricerca per i cittadini italiani che invece godono di tutele costituzionali».

Mi pare di capire insomma che il diritto costituzionale alla salute, garantito dalla ricerca, prevalga secondo voi sulle decisioni del legislatore ordinario. E questo è il punto giuridico. Dal punto di vista politico, invece?
«Come Associazione Luca Coscioni, alla vigilia dell’udienza della Corte abbiamo lanciato una petizione rivolta alle istituzioni italiane, perché rimuovano questo divieto che danneggia sia la ricerca che la salute, raccogliendo in poche ore migliaia di firme tra cui quelle di oltre 600 scienziati e ricercatori di 22 paesi del mondo. Questo sostegno è il miglior incoraggiamento alla battaglia contro il proibizionismo sulla ricerca scientifica, intrapresa 15 anni fa da Luca Coscioni. E che noi continuiamo a condurre, per il bene di tutti».