Conflitto di interessi: Stamina, nuovi esperti ancora bloccati

La Stampa
Paolo Russo

Si infittisce il mistero sul decreto che dovrebbe istituire il nuovo comitato scientifico chiamato a dire l’ultima parola su Stamina. Il ministro del Salute, Beatrice Lorenzin, ha reso pubblico l’elenco dei componenti quasi un mese fa, ma la firma che serve a far partire i lavori ancora non c’è.

Forse per un presunto conflitto di interesse che impedirebbe al professor Mauro Ferrari di presiedere il comitato. Raggiunto al telefono da Houston il professore conferma: «Si, ho partecipazioni in company nel campo biomedicale ma non so se questo è incompatibile con un incarico che comunque non ho chiesto io». «In base al nostro regolamento è un conflitto di interessi di tipo 3, il più grave», fanno sapere i vertici dell’Aifa, l’Agenzia ministeriale del farmaco. In effetti la «Huston methodist» della quale Ferrari fa parte non solo è un istituto di ricerca che ha come scopo quello di «tradurre rapidamente le scoperte di laboratorio in nuove terapie», ma possiede anche molte collaborazioni con altre società che operano nel campo delle terapie cellulari e nella cura di malattie rare. Co- La frase Mauro Fermi Il nostro compito di valutazione su Stamina è l’occasione me ad esempio la “Arrow head reaserch”, che sta portando avanti uno studio sulla leucodistrofia metacromatrica, la terribile malattia della piccola Sofia da tempo al centro dell’attenzione mediatica. Tutte cose che fanno storcere il naso agli scienziati italiani esperti di staminali. Paolo Bianco, che è direttore del laboratorio cellule staminali della Sapienza a Roma chiede alla Lorenzin «di riconsiderare la sua scelta» e definisce «sconcertanti» le dichiarazioni di Ferrari alle «Iene». Nel corso della trasmissione di ieri l’altro Ferrari, che è professore di medicina molecolare all’Università del Texas, a proposito del compito di valutare il metodo Stamina ha parlato di «primo caso importante per la medicina rigenerativa in Italia» e di «occasione per rilanciare il nostro Paese in un ruolo di leadership per arrivare più velocemente dalla ricerca base alla sua applicazione clinica». Paro- le che sembrano in sintonia con quanti, con dossier provenienti da oltreoceano, lo scorso anno hanno propugnato la causa di una deregolamentazione della sperimentazione clinica per i trattamenti cellulari. Al punto che al Senato passò una norma, poi cassata, che equiparava ai per rilanciare il nostro Paese in un ruolo di leadership trapianti le terapie a base di cellule staminali. Che significava dare il via libera a tutto ciò che supera la prima fase della sperimentazione, quella sulla sicurezza dei prodotti, senza passare per le altre due fasi dei test sull’uomo, dopo le quali statisticamente solo un trattamento su mille si rivela terapeutica-mente efficace. Insomma un business gigantesco, con costi a carico delle famiglie o dello Stato per cose quasi mai definibili “cure”. Tant’è che la Procura di Torino sta cercando di vederci chiaro anche sull’azione di lob-byng esercitata all’epoca su alcuni senatori. Il professor Ferrari al telefono ci tiene però a precisare il senso delle sue parole. «Obiettivo della ricerca è quello di arrivare prima possibile alla applicazione clinica delle scoperte di laboratorio, ma sempre – tiene a mettere in chiaro- nel pieno rispetto di tutte le regole su sicurezza e verifica di efficacia dei trattamenti». Quello appunto che non si è verificato per Stamina. Intanto il procuratore Raffaele Guariniello è alle battute (mali della sua inchiesta, che sembra vedere aggravarsi anche i capi di imputazione per alcuni indagati, con la truffa che potrebbe trasformarsi in aggravata.