Con le cellule staminali una speranza per i malati di sclerosi amiotrofica

Lo studio dell’Harvard Stem Cell Institute Usa «apre alla concreta speranza di cure personalizzate per la Sla» (sclerosi laterale amiotrofica). Ne è convinta Maria Teresa Carri, docente di biochimica dell’Università di Tor Vergata (Roma) e componente dell’ultima Commissione Sla del ministero della Salute, che commenta con entusiasmo e cautela lo studio pubblicato su «Science» dal gruppo di Kevin Eggan. «Uno scienziato in gamba – rileva la specialista – Il suo lavoro rappresenta una speranza di cure personalizzate. Anche se bisogna essere chiari con i 5.000 malata italiani: la cura della Sla con le staminali non è dietro l’angolo».  Il team americano per la prima volta ha creato nuovi neuroni dalla pelle di singoli pazienti, malati di Sla. «Uno studio di notevole importanza: già riuscire a differenziare le staminali in un tipo cellulare così particolare come i motoneuroni era difficile. Farlo a partire da cellule della pelle è davvero un grande risultato. In questo modo – spiega l’esperta – si ha una fonte potenzialmente inesauribile di cellule, che non presenteranno problemi di rigetto». I motoneuroni, però, hanno prolungamenti lunghissimi (gli assoni), che arrivano anche a 50 centimetri. «Dunque trapiantarli non sembra facile. Piuttosto si può pensare di trapiantare le Ips e cercare di farle differenziare in loco».