Cittadini di serie A

00582_005.JPGIl 6 maggio il Senato ha approvato, all’unanimità, con 250 voti favorevoli, la legge che permette ai disabili non trasportabili di votare presso il proprio domicilio. Le nuove norme, che premiano la lunga battaglia civile dei Radicali italiani e dell’Associazione Coscioni, potranno essere applicate già dalle prossime elezioni. Pubblichiamo qui di seguito l’intervento in Aula del senatore radicale del Pd, Marco Perduca.

 
Oggi ci troviamo a discutere di questo argomento dopo anni di battaglie extraparlamentari avviate da Rita Bernardini che oggi fa parte della delegazione radicale alla Camera dei deputati nel gruppo del Pp, felici di aver raggiunto il sostegno di tutti i Gruppi presenti in Parlamento.

Teniamo ben presente però che se fosse stato per i partiti che oggi in questa sede si dicono d’accordo non saremmo mai arrivati a questo punto. È stata messa insieme la militanza politica di gente come Luca Coscioni, come Piergiorgio Welby e, adesso, di Severino Mingroni che hanno fatto della loro individualità non qualcosa da far strumentalizzare politicamente, ma una militanza politica quotidiana per il rispetto della Costituzione e non per l’allargamento dei diritti di chi vive in condizioni difficili. Quella votata oggi non è una leggina. Anzi, si potrebbe dire che è il recupero di un diritto civile negato per sessant’anni a migliaia di cittadini italiani. Sicuramente una volta non esistevano le tecnologie necessarie affinché anche chi ha dei problemi fisici possa godere appieno di quella che viene chiamata oggi una vita indipendente, che include anche il godimento dei diritti di elettore. Ciò non toglie però che per sessant’anni migliaia di italiani non hanno potuto partecipare a qualsiasi tipo di elezione. Come alcuni di voi ricorderanno, nel 1999 i referendum elettorali proposti da Alleanza nazionale non raggiunsero il quorum per poche migliaia di voti. In quello stesso anno i radicali denunciarono la presenza nelle liste elettorali di milioni di italiani morti e di centinaia di migliaia di italiani che si erano trasferiti all’estero o avevano perso i diritti civili e politici. Questo Paese, quindi, non ha potuto modificare la propria legge elettorale in senso maggioritario o uninominale a un turno – come avviene nel Regno Unito e negli Stati Uniti – perché dei morti, ancora presenti in lista, hanno fatto sì che nel 1999 non si raggiungesse il quorum. Quindi chi non era più sul suolo patrio e, se ci si crede, anche detentore di anima, in questa Repubblica ha condizionato una tornata elettorale, mentre allo stesso tempo migliaia di italiani, pienamente capaci di intendere e di volere come il militante Radicale Severino Mingroni, non hanno potuto esprimere i propri diritti. Due settimane fa i radicali hanno pubblicato un libro, La peste italiana, che proprio di questo parla: mette in sequenza 60 anni di progressiva occupazione delle istituzioni pubbliche da parte dei partiti politici volti esclusivamente a mantenere se stessi al potere e a non dare la possibilità ai cittadini italiani di godere dei propri diritti, qualsiasi essi siano. Questa legge recupera il mal tolto di sessant’anni di partitocrazia. Speriamo di raggiungere presto questo obiettivo, ma saranno le istituzioni, come chiede l’ordine del giorno che abbiamo adottato ieri all’unanimità, a dover fare la loro parte informando, quanto più massicciamente possibile, il malato intrasportabile grave che può finalmente godere di un diritto costituzionalmente codificato nell’articolo 48. ¦