CHI HA PAURA DELLA CLONAZIONE UMANA? (la Repubblica)

<i>Rubrica delle lettere di Corrado Augias</i>

<b>15 Gennaio 2003</b> – GENTILE Augias, non le sembra piuttosto ridicolo tutto questo clamore intorno alla clonazione umana? Ci sono schiere di pensatori e di grandi moralisti che la condannano in nome dell'etica. Che vuol dire? Infatti non ci dicono mai il "perché". Altrettante schiere di teologi e di clericali, compresi i grossi calibri, non lesinano condanne che talvolta evocano oscure memorie dell'Inquisizione. Il tutto sempre con minacce di perdizione e di morte per il genere umano. Per così poco? Sono ben altri i motivi di preoccupazione offerti alla razza umana. Razza animale, non si dimentichi, evoluta solo in maniera decisamente anomala, ma niente di più: e come tale quindi "clonabile". Secondo le schiere di pensatori e moralisti la clonazione non si deve fare perché non si sa ancora come riesce& già, ma se non si prova come si fa a saperlo? E poi, con questo criterio sai quante cose non si sarebbero mai fatte in campo scientifico. Per quanto riguarda le altre schiere, si tranquillizzino pure: non è che l'uomo voglia sostituirsi a Dio creando la vita. Ma per carità, si tratta di una semplice manipolazione genetica fatta utilizzando materiale naturale già esistente. Non è roba fatta di plastica, microchip, silicone e circuiti integrati, il che sarebbe davvero voler "creare" la vita: questa è solo un'esperienza scientifica intesa a creare una "nascita".

Sergio Galluzzi
Siena

NEL suo libro molto incoraggiante "Da bambino avevo un sogno" (appena uscito da Mondadori) Umberto Veronesi cita questa previsione del genetista Edoardo Boncinelli: «Tutti noi, al massimo tra una ventina d'anni, potremo passare sotto una specie di detector, una sofisticata macchina diagnostica in grado di rivelare nel nostro organismo tumori di una sola cellula. Quindi andare dall'oncologo che neutralizzerà questa cellula eliminando ogni rischio». Questa macchina meravigliosa nasce dagli studi di biologia molecolare combinati con l'alta tecnologia. Ai miei occhi di profano appare la frontiera d'avanguardia della medicina e i tentativi di clonazione ne fanno parte. Con la clonazione s'affronta un tema molto delicato; le normali categorie di accettazione-rifiuto, insomma il comune buon senso, non bastano a valutarlo. Le grandi novità scientifiche hanno sempre suscitato sgomento. Quando cominciarono, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, nuovi studi di anatomia e di psichiatria, si diffuse una tale paura da generare un intero filone di horror anti scientifico prima letterario, poi cinematografico: da "Frankenstein" al "Gabinetto del dottor Caligari", da "L'Isola del dottor Moreau" a "Dracula". Come fare allora a orientarsi? Un buon criterio a me pare quello indicato proprio da Veronesi di cui ammiro la competenza ma anche l'equilibrio e l'umanità. La sua idea è che l'unica etica valida in fatto di scienza è quella teleologica, vale a dire dei fini: «Ci si deve chiedere qual è il fine ultimo, lo scopo di ogni nostro comportamento. Bisogna immaginare regole che tendano a raggiungere il massimo benessere riducendo il più possibile lo stato di sofferenza». Questo vale per la clonazione terapeutica, sulla quale credo che ormai siano tutti d'accordo. Ma potrebbe valere anche per la clonazione riproduttiva a patto ovviamente che sia motivata da serie ragioni e sottratta ai ciarlatani.

<i>Corrado Augias</i>