Cellule staminali riparano il cuore. Battuto l’infarto

di Andrea Ropa
Test riuscito a Torino

TORINO — Una nuova e rivoluzionaria terapia per curare l’infarto miocardico acuto. Si tratta di un’ iniezione di ormoni, da somministrare ventiquattro ore dopo l’attacco, in grado di stimolare il mi dollo osseo a produrre cellule staminali con una ‘mission’ precisa: riparare i tessuti lesionati del cuore. E’ lo schema della sperimentazione conclusa con successo all’ospedale Molinette di Torino, dove si è varcata la cosiddetta ‘frontiera terapeutica’ delle cellule staminali, ossia la sostituzione del tessuto danneggiato con un tessuto nuovo, anatomicamente e funzionalmente efficiente. Otto pazienti colpiti un anno fa da infarto del miocardio sono stati sottoposti a una cura di citochine, sostanze che stimolano la produzione di alcune cellule staminali del midollo (Cd43 e Kdr), capaci di agire sul tessuto muscolare e va scolare del cuore. Si tratta di cellule ‘progenitrici’ che conservano la potenzialita dì differenziarsi in qualsiasi tessuto maturo, nel caso specifico miocardio e nuovi vasi. Fisiologicamente queste cellule, in presenza di situazioni patologiche che comportano un danno effettivo o potenziale del cuore, vengono mobilizzate’ e, passando dal midollo osseo al torrente plasmatico, arrivano alla zona danneggiata. Ma a concentrazioni troppo basse: il nuovo sistema permette invece di potenziare la mobilità delle cellule, favorendo il processo di riparazione. «Gli otto volontari stanno bene – spiega Sebastiano Marra, primario del reparto di cardiologia dell’ospedale torinese – il loro cuore ha ripreso a funzionare e le di lesioni del tessuto cardiaco, agli esami ecocardiografici, risultano ormai quasi del tutto riparate». Rispetto alle tecniche utilizzate finora nei pochi esperimenti sull’uso delle staminali per riparare il cuore, questa risulta meno invasiva. Non si fa un’estrazione di cellule del midollo osseo, nè un arricchimento in laboratorio, né una inoculazione di staminali. Tutto avviene all’interno dell’organismo. «L’infiammazione acuta del cuore infartuato – continua Marra, che in questo esperimento è stato coadiuvato da Corrado Tarella, dell’ematologia universitaria delle Molinette – attrae le cellule staminali predisposte alla riparazione del muscolo cardiaco, come un’ambulanza del 118 che accorre sul luogo dell’incidente». I pazienti, che hanno un’età compresa fra i 45 e i 65 anni, si sono fatti iniettare intramuscolo le citochine dopo aver subito un intervento di angioplastica immediatamente successivo all’infarto. «C’è chi e tornato a nuotare in piscina, chi a correre in bicicletta», racconta il cardiologo. I risultati positivi dello studio inducono i medici dell’ospedale torinese a proseguire con una seconda fase di sperimentazioni. «I costi sono minimi – precisa Marra – i rischi appaiono nulli e i benefici altissimi».
Più realista Attiho Maseri, direttore del dipartimento di scienze cardiovascolari dell’ospedale San Raffaele di Milano, secondo il quale l’uso delle staminali per riparare il cuore danneggiato dall’infarto o da altre malattie è «una tecnica realizzabile un importante passo avanti. Ma prima di passare all’applicazione pratica ci vorranno ancora molti anni di ricerca».