Le retinopatie sono malattie degenerative in cui i fotorecettori che costituiscono la retina, ovvero cellule dette coni e bastoncelli, muoiono, I fotorecettori sono le cellule che traducono gli impulsi visivi in un messaggio che poi, viaggiando sul nervo ottico arriva al cervello che lo traduce in immagini. Senza fotorecettori al cervello non arriva nulla e la capacità visiva è persa. Da tempo si tenta il trapianto di cellule nella retina per ricostituire la popolazione di coni e bastoncelli, ma finora con scarso successo. I ricercatori, coordinati da Robin Ali dell’istituto londinese, hanno pensato che la chiave per ottenere un risultato fosse quella di trapiantare cellule «semi-adulte», insomma cellule già abbastanza sviluppate da diventare necessariamente cellule della retina, ma non ancora divenute tali. E l’idea era giusta: a differenza dei risultati ottenuti trapiantando staminali (cellule bambine dal destino non ancora segnato), trapiantando cellule della retina “in fieri” gli esperti hanno migliorato parzialmente la funzione visiva dei topolini malati.
Le cellule trapiantate hanno completato il loro sviluppo divenendo fotorecettori a tutti gli effetti, si sono integrate nella retina, hanno allacciato i contatti con la terminazione del nervo ottico e sono divenute funzionali. Anche se il cammino verso un’applicazione clinica di questa procedura è ancora lunghissimo, concludono gli esperti, forse nel giro di cinque anni si inizieranno a vedere i primi passi verso il trapianto di cellule retiniche per persone con gravi malattie oculari.