Caso Englaro, Sacconi indagato a Roma

Vittorio Bonanni

Regina CoeliL’accusa è violenza privata ai danni della clinica Città di Udine

Violenza privata. E’ questa l’accusa che ha spinto la Procura di Roma ad indagare il ministro del welfare Maurizio Sacconi, in merito al caso di Eluana Englaro.

Qualche settimana fa i Radicali avevano presentato una denuncia depositata dall’avvocato Giuseppe Rossodivita presso gli uffici di piazzale Clodio, dove si ipotizzava, appunto, il reato di violenza privata aggravata nei confronti dei sanitari della casa di cura Città di Udine, i quali, timorosi di perdere l’accreditamento con il Servizio sanitario nazionale, avevano negato ai familiari della sfortunata ragazza l’applicazione della sentenza della Corte di Cassazione, che ha detto sì all’interruzione dell’alimentazione forzata. Quello del governo, e nello specifico, del ministro Sacconi, è un vero e proprio abuso di potere perpetrato ai danni delle stesse leggi dello Stato. Per questo l’iscrizione nel registro degli indagati dell’esponente del Pdl, «riapre – come ha detto Marco Cappato, segretario dell’Associazione Luca Coscioni ed eurodeputato radicale – un minimo spiraglio di legalità e di rispetto dello Stato di diritto a fronte di un potere irresponsabile che vive, sempre di più, al di sopra e contro le leggi della Repubblica».
 

«Se il ministro Sacconi – ha proseguito il rappresentante del partito di Marco Pannella – ritiene davvero di potere e dovere difendere il ricatto eversivo da lui messo in atto mi auguro che sia lui stesso il primo a permettere che l’indagine ed il pronunciamento della giustizia si svolgano nel più breve tempo possibile». «Come radicali – ha proseguito Cappato – ci auguriamo invece che il ministro si renda conto delle conseguenze della violenza da lui realizzata e che ritiri l’atto di abuso di potere da lui commesso». Anche con questa richiesta, ha reso noto l’esponente radicale, «manifesteremo domani (oggi per chi legge, ndr) assieme ai cittadini, ai militanti dell’Associazione Luca Coscioni ed Antonella Casu, segretaria di Radicali Italiani, sostenendo a Lecco, in Piazza Diaz, la battaglia per Eluana, per Beppino e per il diritto in Italia». Sacconi, forte della solidarietà del governo e del suo schieramento politico, si difende e afferma di non aver «compiuto atti violenti verso alcun erogatore sanitario» e di attendere «fiducioso la rapida conclusione di questa iniziativa giudiziaria, per la quale l’intento dei querelanti appare, esso sì, intimidatorio». Ma, in realtà, le sue precedenti dichiarazioni non lasciano adito a dubbi. A chi gli chiese se la casa di cura in questione rischiava di subire delle conseguenze sul piano delle convenzioni, Sacconi rispose che «certi comportamenti difformi da quei principi determinerebbero inadempienze con conseguenze immaginabili».
 

Non è certo la prima volta che le decisioni prese dalla magistratura sul caso Englaro sono inficiate dall’intervento del governo. Dopo svariati rimpalli tra Corte d’Appello e Cassazione, il 16 ottobre del 2007 l’Alta Corte rinviava la decisione alla Corte d’Appello di Milano, sostenendo che il giudice può autorizzare l’interruzione in presenza di due circostanze concorrenti: lo stato vegetativo irreversibile del paziente e l’accertamento che questi, se cosciente, non avrebbe prestato il suo consenso alla continuazione del trattamento. Il 9 luglio scorso la Corte d’Appello autorizzava la sospensione del trattamento, ma dopo pochi giorni, il 16 luglio, Camera e Senato sollevavano impropriamente un conflitto di attribuzione contro la Cassazione, facendo finire il caso in Corte Costituzionale. Ma l’8 ottobre quest’ultima dava definitivamente ragione a Cassazione e Corte d’Appello, chiudendo definitivamente il caso. E non era finita. Il padre di Eluana, e chi lo affianca in questa dolorosa vicenda, non avevano fatto i conti con un governo disposto ad usare tutti i mezzi pur di ostacolare il naturale esito di questa storia. Di fronte a queste nuove difficoltà ieri il presidente della Società della Salute di Firenze, Graziano Cioni, anche assessore comunale alla sicurezza e vivibilità, ha chiesto alla regione Toscana e al suo presidente Claudio Martini «di assumere tutte le iniziative possibili e concrete per offrire a Eluana le nostre strutture sanitarie e garantire alla stessa di concludere dignitosamente ed umana- mente la sua esistenza». Per l’avvocato Franca Alessio, curatrice speciale di Eluana, «se non si dovessero trovare altre soluzioni ritorneremo a chiedere con forza che l’attuazione della decisione di interrompere l’alimentazione e l’idratazione artificiale avvenga in Lombardia. Non vogliamo arrivare al punto da dover obbligare nessuno – ha aggiunto Alessio – ma mi sembra che ormai si sia usciti completamente fuori dai binari del diritto e della ragionevolezza».