Il diritto alla vita va bilanciato con quello «alla dignità umana».
Fabiano Antoniani, dj Fabo, morto in una clinica fuori Lugano il 27 febbraio scorso a 39 anni, negli ultimi tre della sua vita ha patito «insostenibili spasmi di sofferenza», e a chi lo ha accompagnato alla fine del suo percorso, non si può imputare il reato di «aiuto al suicidio».
È raccolta in quindici pagine la richiesta di archiviazione firmata dai pm milanesi Tiziana Siciliano e Sara Arduini, per Marco Cappato, il tesoriere della fondazione Luca Coscioni ed esponente radicale. Era stato lo stesso Cappato, nella tarda mattinata di fine febbraio, ad annunciare la fine di dj Fabio. Il giorno dopo si era presentato spontaneamente ai carabinieri per autodenunciarsi. In questi due mesi, la procura ha raccolto tutto il materiale medico sulle condizioni del dj, vittima nel giugno del 2014 di un incidente stradale dagli esiti drammatici.
«La prognosi dell`ospedale Niguarda parla di irreversibilità», è scritto nel documento della procura. «La nuova terapia del marzo del 2016 si è dimostrata inutile». E lui, Fabiano Antoniani, costretto senza vista a un letto e a dolori atroci. «Non è vita», aveva detto nel suo appello al presidente della Repubblica Mattarella, invocando una legge ad hoc.
«La mia è una notte senza fine», aveva aggiunto per fare capire il suo stato.
La fidanzata, gli amici più cari, a verbale hanno difeso la scelta dell`ex broker: «Era la scelta giusta», hanno fatto mettere a verbale. I magistrati hanno accertato che Cappato ha tenuto solo «una condotta di trasporto», e che dj Fabo «ha esercitato un suo diritto».
In attesa che la politica provveda al vuoto legislativo su un tema così delicato, i pm citano la Costituzione, alcune sentenze della Corte europea sui diritti dell`uomo, la Corte di Cassazione sui casi Welby ed Eluana Englaro. Per arrivare a sostenere come:
«la condotta di colui che rifiuta una terapia salvavita costituisce esercizio di un diritto soggettivo riconosciutogli in ottemperanza al divieto di trattamenti sanitari coatti, sancito dalla Costituzione».
Dj Fabo ha lucidamente scelto di mettere fine a quella che lui stesso ha definito la sua ormai «non vita».
Sono stati ascoltati i parenti, gli amici, la fidanzata. Tutti hanno raccontato di sofferenze e di una decisione lucida e voluta. Per mettere la parola fine a questa vicenda, manca il via libera di un giudice, chiamato a convalidare l`impostazione della procura e a creare un precedente.
Cappato si dice soddisfatto, e annuncia «che è in corso e continuerà l`azione di aiuto alle persone che vogliono ottenere, in Italia o all`estero, l`interruzione delle proprie sofferenze, eventualmente anche attraverso l`assistenza medica alla morte volontaria in Svizzera». Il suo legale, Filomena Gallo, parla di «precedente fondamentale».
Mentre, tra i politici, gli esponenti del Pd concordano con le conclusioni dei magistrati, Raffaele Calabrò, parlamentare di Alternativa popolare e relatore della legge sulla dichiarazione anticipata di trattamento, parla di «decisione aberrante».
L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.