Cannabis terapeutica, via libera dalla Regione ma i medici si dividono

La Repubblica Palermo
Gioia Sgarlata

Anche in Sicilia la cannabis potrà essere utilizzata per uso terapeutico e per alleviare il dolore di malati terminali o affetti da gravi patologie degenerative come la sclerosi multipla.

Il via libera della giunta all’assessore alla Sanità Lucia Borsellino per «predispone gli atti necessari» è arrivato ieri. Stando alle dichiarazioni del governatore Rosario Crocetta si tratterà di un «atto amministrativo». L’utilizzo dei cannabinoidi sarà consentito in tutte le strutture accreditate pubbliche e private. «Una decisione di grande valore civile e sociale che mette la Regione Siciliana all’avanguardia come altre regioni europee», dicono Crocetta e Borsellino. Esprime «apprezzamento» per la decisione del governo il deputato del Pd, Fabrizio Ferrandelli che già qualche settimana fa aveva depositato in Commissione Sanità all’Ars un disegno di legge per regolamentare la materia. E che aggiunge: «È un atto di indirizzo. Ora si approvi una legge in parlamento». Di fatto, la scelta del governo siciliano riapre il dibattito su un tema caldo.

A poche settimane dal via libera dato dall’esecutivo Renzi all’uso della canapa a scopo terapeutico con un’inversione di rottarispetto ai precedenti governi nazionali. A marzo, infatti, il Consiglio dei Ministri ha deciso di non impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge varata dalla regione Abruzzo e che disciplina proprio i modi in cui i farmaci a base di cannabinoidi possono essere distribuiti con finalità terapeutiche. Una norma considerata oggi la più liberale tra quelle varate finora dalle Regioni in linea con quanto previsto nel 2007 da un decreto dell’ex ministro Livia Turco. Ma a pesare sulla decisione del governo Crocetta ci sono, si legge nella nota diramata dalla presidenza, anche «varie sentenze che hanno riconosciuto a diversi pazienti, in particolare ai malati affetti da sclerosi multipla, la copertura terapeutica con tale sostanza». Appena qualche mese fa, anche Umberto Veronesi, lo stesso che nel 2000, da ministro alla sanità, aveva chiesto che si aprisse ufficialmente la sperimentazione del Thc ( principio attivo della cannabis ) per alleviare il dolore, aveva rilanciato l’urgenza di cambiare passo, con un appello pubblicato su Repubblica. Con la decisione di ieri, la Sicilia va ad aggiungersi ad altre otto regioni italiane che hanno già legiferato sulla materia. La prima a promulgare una legge è stata la Toscana nel 2012. Poi la Liguria che vide impugnato il provvedimento dal governo Monti, cosicome, poco dopo, la Regione Veneto. Nel 2013 sono andati nella stessa direzione le Marche, il Friuli Venezia Giulia e la Puglia. Mentre pochi giorni fa la Commissione Sanità della regione Umbria ha approvato un suo disegno di legge. In Sicilia i particolari si conosceranno nei prossimi giorni. La linea decisa ieri dall’esecutivo Crocetta èche «la prescrizione dovrà essere effettuata solo da medici specialistici all’interno di strutture sanitarie mentre il percorso terapeutico potrà essere eseguito anche al domicilio del paziente. Così da evitare qualsiasi abuso».

DELL’USO dei cannabinoidi si discute da anni anche sull’Isola e non solo tra addetti ai lavori. Appena un mese fa un uomo di qua-rant’annièstatoassoltodalTribunaledi Palermo per avere usato marijuana coltivata in casa per lenire il dolore e la depressione provocati da un tumore. Assolto perché «il fatto non costituisce reato», è stato il verdetto. La sua storia si aggiunge alle tante raccolte dall’Associazione per la Cannabis terapeutica. La stessa che nel 2000 presentò un libro bianco con leesperienze di pazienti che avevanoprovatosul lorocorpogli effetti benefici di questo analgesico eche al Paese chiedevano rispetto e attenzione al loro stato di salute. E al Servizio sanitario di farsi carico delle loro cure. Già, perché una delle difficoltà maggiori è potersi permettere le medicine che utilizzano la sostanza perché molto costoseedifficilmente reperibili. «I farmaci a base di cannabis esistono dalla metà degli anni Ottanta e hanno proprietà antidolorifiche riconosciute — dice Tato Grasso, cardiologo del Cervello e membro del direttivo nazionale dell’Act — II problema è che finora non sono a carico del servizio sanitario nazionale». Così in molti, stando ad un sondaggio dell’associazione, si curano «con cannabis autoprodotta, proprio comeilperitoassolto dal tribunale palermitano appena un mese fa. Ma anche con il ricorso al mercato nero», dice Grasso. Ingrassando le tasche degli spacciatori. «Alimentare un’attesa per terapie miracolose è sempre pericoloso—dice invece Sebastiano Mercadante, direttore dell’Unità di terapia del dolore della clinica Maddalena— Non poche persone si rivolgono al medico per trattare il dolore con la marijuana.

Sono molto preoccupato dalla possibile strumentalizzazione politica o giudiziaria, come è accaduto spesso in Italia, che induce magistrati ad imporre terapie senza un giudizio tecnico, sulla scorta di un populismo becero che porti alla sostituzione degli oppioidi, più utili, con farmaci privi di tossi- citàcomelacannabis.Tuttociòèfalsoefuor-viante, perché l’effetto analgesico dei can-nabinoidi è quasi irrilevante nel dolore da cancro». Una preoccupazione supportata dai numeri. Secondo la relazione presenta-tain parlamento sull’utilizzodelle cure palliative l’isolaè laregionecon ilconsumo pro capite più basso di farmaci oppioidi, già sul mercato e utilizzati da anni. In Italia l’utilizzo procapite è pari a 1,44 euro (a fronte della media europea di 4,75 euroedei 9,68 euro pro capite del contestotedesco), in Sicilia è la metà della media nazionale. Componente anche di commissioni che hanno testato diversi farmaci utilizzati nei malati terminali di cancro, Mercadante è statotrai fondatori della Samot Onlus ( una delle prime strutture ad occuparsi già 27 anni fa di cure palliative) insiemea Giorgio Trizzino, per anni acapodell’Hospicedel Civico per la terapia del dolore e oggi direttore sanitario dello stesso ospedale, nonché a capodelcoordinamento regionale per lecure palliative. Che dice: «Oggi è un grande giorno. Il cappello finale di un lavoro avviato da anni per andare incontro ai pazienti terminali. Con questa decisione si completa la gamma a disposizione dei malati. La cannabis è utile per placare gli spasmi in molti casi di sclerosi multipla ma anche per i malati terminali di tumoreecontrolanausea da chemioterapia». Secondo Trizzino ad essere interessati alle nuove cure in Sicilia potrebbero essere circa nove mila persone l’anno.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Tania Piccione, oggi alla guida della Samot Onlus che si occupa di assistere al domicilio i malati affetti da patologie cronico-degenerative. Aggiunge Mercadante: «I cannabinoidi sono farmaci a tutti gli effetti e devono essere studiati con metodo rigoroso e scientifico, considerato anche il costo non indifferente. Gli effetti terapeutici sono limitati a pochepatologie. Ancheseèstatoosservato un possibile effetto contro alcuni sintomi come il vomito da chemioterapia, va sottolineato che esistono attualmente farmaci molto più potenti ed efficaci che vengono adoperati di routine nei reparti di oncologia». E Grasso: «Per giudicare bene occorreràvedereil testo del governo. E capire anche chi potrà prescrivere le ricette. La vera frontiera è allargare la possibilità dai medici specialistici aquelli di base. Staremo a vedere». Intanto, in Commissione Bilancio giace il disegno di legge presentato dal deputato del Pd, Fabrizio Ferrandelli.