Cannabis, la disobbedienza radicale a Montecitorio

Pubblico Giornale
Redazione Online

Cannabis: Italia chiama Usa. I radicali scendono in piazza domani mattina, davanti a Montecitorio, per una manifestazione «antiproibizionista per l’accesso alla cannabis terapeutica e la depenalizzazione per uso personale della coltivazione della marijuana. Ad organizzare la manifestazione il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, l’associazione Luca Coscioni, i Radicali Italiani e l’associazione Il Detenuto Ignoto.

«Mentre negli Stati Uniti il processo di legalizzazione della cannabis continua la propria marcia» – scrivono i Radicalicon i recenti referendum che hanno visto approvare la depenalizzazione anche dell’uso ricreativo in Colorado e nello Stato di Washington e proporre la legalizzazione per uso medico in altri tre stati – il nostro Paese resta inchiodato a un proibizionismo criminogeno».

La denuncia è netta: in Italia coltivare «anche solo una piantina in casa» vuol dire per la legge essere «trattati al pari di autentici criminali. E da «autentici criminali» sarebbero trattati «i moltissimi malati di sclerosi multipla e altre patologie – i cui effetti degenerativi potrebbero essere leniti dai derivati della cannabis – che davanti al calvario burocratico per l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi sono costretti a ricorrere all’autocoltivazione oppure ai pusher; andando così incontro a gravi conseguenze penali, oltre a foraggiare le narcomafie».

Ecco perché secondo i Radicali è necessario l’iter parlamentare dei progetti di legge radicali per l’accesso alla cannabis terapeutica e la depenalizzazione per uso personale della coltivazione della marijuana. In prima fila il leader storico Marco Pannella, da 40 in prima linea nella battaglia antiproibizionista, e la deputata radicale Rita Bernardini, che da mesi conduce pubblicamente un’azione di disobbedienza civile coltivando alcune piantine di marijuana sul proprio terrazzo – con tanto di documentazione fotografica – presenterà la sua mozione firmata da 27 deputati di diversi gruppi «per impegnare il governo a semplificare le procedure di importazione, commercializzazione e accesso ai farmaci a base di cannabis e a favorirne la produzione sul territorio nazionale».

Perché chi intendesse regolarsi come la deputata radicale eletta nel Pd finirebbe in commissariato. La questione era stata già portata all’attenzione dei media con una conferenza stampa di ‘disobbedienza’ nella sala stampa della Camera, prima della pausa estiva. In quella occasione la Bernardini portò con sè semi di cannabis e vasi e diede corso a una proibitissima piantagione proprio dentro il Palazzo.