Cannabis: Il 2016 sarà l’anno della legalizzazione in Italia? Qualcuno già si prepara

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International Business Times
Marta Panicucci

Secondo le stime, gli italiani consumano ogni anno circa 3 milioni di chili di cannabis. Il dibattito “legalizzazione si, legalizzazione no” va avanti da anni senza portare mai a risultati concreti. Nel 2015 qualcosa si è mosso con una proposta di legge per la cannabis libera arrivata alla Camera, pronta a colmare un vuoto legislativo che dura da ormai due anni. Quindi il 2016 potrebbe davvero essere l’anno della legalizzazione della cannabis a scopo ricreativo? Il Ministro della giustizia Orlando frena, ma c’è chi ha scommesso sulla legalizzazione creando il primo marchio italiano per la vendita di cannabis e aperto le selezioni per il franchising.

Sembra una notizia curiosa dal momento che il Ministro della Giustizia nega l’apertura del governo verso la legalizzazione, ma la nuova società sembra davvero convinta che il 2016 sia l’anno buono. Avrà ricevuto notizie attindibili interne al parlamento? Si tratta di una previsione azzardata? O di una astuta mossa d’anticipo? Non è dato saperlo. L’unica certezza è che l’11 gennaio è nato ufficialmente il brand italiano per la vendita di cannabis (con tanto di sito, ma non di sede ovviamente) con l’obiettivo di accaparrarsi un mercato che ancora, al momento, è illegale.

L’identità di chi sta organizzando il futuro franchising della cannabis non è dato saperlo (per ovvi motivi), ma si parla di una gruppo di agronomi e imprenditori con le idee chiare: presidiare un mercato di enorme potenzialità che prima o poi si aprirà, e quando i tempi saranno maturi arrivare prima degli altri.

Nasce così il marchio “Nativa, fatta per essere buona” che per il momento ha messo la sua idea online, per capire “l’interesse del mercato a questa proposta di business” ma anche “per anticipare altri player ed entrare così per primi nell’immaginario dei consumatori con un brand forte, elegante e legato alla tradizione di eccellenza agroalimentare che da sempre caratterizza il nostro paese agli occhi di tutto il mondo”.

Con un comunicato stampa la società afferma che “il 2016 sarà l’anno della legalizzazione della marijuana e abbiamo deciso di scommettere su questo. Una volta che il mercato sarà emerso saranno tante le possibili strade per interfacciarsi con questa opportunità e noi abbiamo passato buona parte del 2015 a studiare la migliore strategia di marketing concretizzando un’idea di business che avevamo in mente da tempo, studiandone costi, criticità e fattibilità”.

Il piano di Nativa è di aprire tramite il franchising negozi monomarca nelle principali città italiane, organizzare coltivazioni anche all’aperto in zone come Chianti, Salento e Cilento per creare un prodotto 100% naturale. Si tratta, spiegano, di “elevare la marijuana a prodotto di eccellenza, che unisce la sapienza indiscussa dei nostri agricoltori a un know how specifico che l’Italia ha sempre avuto nella coltivazione della cannabis”.

Per sondare meglio il terreno del business della cannabis, Nativa ha anche svolto un sondaggio su 500 consumatori abituali. Il 65% degli intervistati è costretto ad accontentarsi di quello che trova, ma se potesse, preferirebbe scegliere cosa fumare come in altri paesi nel mondo (85%). I consumatori si dicono privi di senso di colpa (76%) e ritengono che l’attuale legge sia senza senso (85%). Quello su cui quasi tutti i consumatori di marijuana concordano è la pessima informazione che i media comunicano sull’argomento (92%).

Insomma si parla di un mercato illegale, quello della cannabis a scopo ricreativo, che però ha ampi margini di guadagno per il diffuso consumo di marijuana che si registra in Italia. Il dibattito da tempo si concentra sull’opportunità di rendere la cannabis legale come già avviene in altri Paesi, ma la strada non è certamente spianata. Attualmente l’uso della marijuana a scopo ricreativo è illegale in Italia, mentre è legale (con parecchie limitazioni) il suo utilizzo a scopo terapeutico. Dal febbraio 2014 sostanzialmente la normativa italiana presenta un vuoto sul tema della cannabis nato dalla sentenza della Corta Costituzionale che ha dichiarato l‘illegittimità della legge n.48 del 2006, meglio nota come Fini – Giovanardi.

Quest’ultima equiparava le droghe leggere alle droghe pesanti, introducendo la punibilità penale (con pene variabili da 6 a 20 anni di reclusione) anche per “l’uso personale”. Sempre molto criticata, la legge Fini-Giovanardi è stata dichiarata illegittima dalla sentenza della Consulta che determinò il ritorno della Iervolino – Vassalli, una legge datata 1990, che stabilisce delle pene di minore entità (da 2 a 6 anni) per l’utilizzo delle droghe leggere.

In pratica da due anni l’Italia segue una legge varata oltre 25 anni fa e che necessita di un profondo aggiornamento. Uno spiraglio per la legalizzazione della cannabis o meglio per una sua depenalizzazione si è aperto nei giorni scorsi con la discussione presso la Commissione giustizia della Camera dei decreti legislativi di attuazione della delega per la trasformazione in illecito amministrativo di una lunga lista di reati minori.

Tra questi compare anche la coltivazione non autorizzata di cannabis che potrebbe passare da reato penale a illecito amministrativo sanzionato con una multa dai 5 ai 30mila euro. Ma gli entusiasmi sono stati presto frenati dalle precisazioni del ministro della giustizia Orlando che ha escluso la depenalizzazione della coltivazione che non sia per uso terapeutico: “Non si tratta – spiega – di depenalizzare il reato per chi coltiva l’erba in terrazzo, ma di rendere reato amministrativo quello che oggi è reato penale e che riguarda solo chi, avendo ottenuto l’autorizzazione alla coltivazione a scopo terapeutico, viola quella prescrizione”.

Insomma nessuna buona notizia per coloro che vogliono coltivare la cannabis per usarla a scopo ricreativo. Stando alle notizie ufficiali al momento non ci sono reali porte aperte per la legalizzazione della cannabis a scopo ricreativo, ma resta il fatto che il management di Nativa scommette sulla liberalizzazione del mercato entro il 2016. Avranno ragione loro?