Boston, una nuova vita per chi ha perso le gambe

Italia Oggi
Massimo Galli

L’attentato terroristico alla maratona di Boston, che ha provocato tre morti e 180 feriti, è anche il dramma di 15 persone che si sono viste amputare gli arti. E che, oltre a dover sperimentare il trauma della menomazione, rischiano di non riuscire a curarsi. Un intervento di amputazione costa intorno a 20 mila dollari (15.300 euro) e una gamba artificiale può costare fino a 90 mila dollari (68.800 euro) per i modelli tecnologicamente avanzati. Fatto sta che, per andare incontro a chi non può permettersi un’assicurazione privata, i cittadini si sono mobilitati e hanno raccolto 23 milioni di dollari (17,5 min euro). Oltre alle protesi e agli interventi chirurgici, infatti, bisogna pagare la riabilitazione. Ma le storie personali vanno al di là dell’aspetto economico. I medici assicurano che, rispetto ad alcuni anni fa, impiantare una protesi significa vivere un’esistenza pressoché normale. Questo vale anche per chi abbia perso entrambe le gambe e un braccio: è il caso di Tommy Duckworth, reduce di guerra, il cui elicottero fu colpito da un missile in Iraq. Le persone colpite a Boston sono state al centro di storie toccanti. Talvolta più membri della stessa famiglia sono stati coinvolti. A Celeste Corcoran sono state amputate le gambe e sua figlia diciottenne ha riportato anch’ella gravi ferite agli arti. Chi subisce traumi di questo genere va incontro a un periodo difficile, con lunghi ricoveri e il rischio di gravi complicazioni. A volte si richiede una lunga serie di interventi chirurgici che si protraggono per mesi, con l’obiettivo di salvare gli arti e senza garanzie di successo. I medici si trovano subito di fronte a decisioni delicate e cercano con ogni mezzo di salvare il più possibile braccia e gambe. E, come spiegano loro stessi, ci vuole molto lavoro per convivere con le protesi. Nei casi di amputazione delle gambe sopra il ginocchio, può occorrere il 60% di energia in più per percorrere una certa distanza rispetto a una persona con i propri arti. Eppure, con l’aiuto della famiglia e delle strutture sanitarie, tornare alla normalità non è più un’utopia. Basti pensare a Zac Vawter, il trentunenne al quale è stata impiantata una gamba cosiddetta bionica, grazie a tecnologie sofisticate. Egli è stato in grado di salire a piedi i 103 piani del grattacielo Willis Tower di Chicago. I materiali delle protesi sono cambiati: dagli amalgami di metallo, plastica e perfino legno si è passati a composti di fibre di carbonio flessibile, molto più leggeri. Così qualcuno è stato anche in grado di correre. Ultimamente alcuni modelli si sono avvalsi di microchip che, grazie a una tecnologia simile all’iPhone, permettono alle gambe artificiali di adattarsi ai movimenti della persona.